La storia di Federico e degli angeli che l’hanno guarito

Una rara forma di epilessia, un calvario di un anno e mezzo I genitori: «Snobbati in Veneto, salvati al San Maurizio»


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Non dormiva da 35 giorni: appena si assopiva, iniziavano le crisi epilettiche. In mezza giornata a Bolzano sono riusciti a farlo addormentare sereno». È la storia di Federico, quasi 4 anni, raccontata dal papà, l’imprenditore vicentino Luca Bissoli.

«Io e mia moglie Francesca abbiamo due piccolini, Christian che a febbraio farà due anni e Federico che il 19 di questo mese ne farà quattro». Anche per Federico la gravidanza e il parto sono andati da manuale, cresceva bene, era un bimbo felice, progrediva e rendeva i giorni dei Bissoli sempre più felici.

A un anno e mezzo, però, «abbiamo voluto approfondire una sorta di regressione che iniziava a preoccuparci: riguardava prevalentemente la parte motoria».

Da lì è iniziato un calvario «che non ha eguali per: incuria, incompetenza, mala organizzazione, indifferenza, e quanto di più impressionante ci si possa aspettare dal trovarsi costretti a vedere il proprio piccolo seguito così». Federico, da una prima e sommaria refertazione «per la quale in ospedale a Vicenza ci dicono che molto semplicemente “non sarà un gran atleta” e che non vi è peraltro tempo da perdere con genitori ansiosi, ma senza condurre i dovuti accertamenti, è finito con mamma e papà a cercare, in un estenuante e costretto pellegrinaggio che ha dell’assurdo per indifferenza e mancanze, un qualcuno che si accorgesse finalmente che invece il bimbo stava precipitando in un baratro». I genitori queste cose le vedono e le sentono; non ci sono genitori ansiosi, ma genitori preoccupati: il motivo va ricercato e chiarito. «Abbiamo passato le migliori strutture del Veneto: Verona, Padova, Conegliano, per le quali mi permetto di dire, da vicentino, che me ne vergogno io stesso!» Indifferenza «dinanzi alla sofferenza senza pausa per un bimbo (Federico era arrivato a non poter nemmeno dormire 35 giorni di fila, per l’aggravarsi di un’encefalopatia epilettica); incapacità senza ammissione, procrastinando così al fato le conseguenze e senza perciò agire; inesistenza di una organizzazione stabile o sufficientemente valida fra gli stessi membri delle varie équipe mediche». Bissoli le chiama così «per non parlare di esseri umani individualisti ed estremamente assuefatti a quello che non va e che invece deve e può essere cambiato». I genitori passano quasi due anni d’inferno, abbandonati a veder soffrire Federico sempre di più con il continuo peregrinare in strutture ospedaliere blasonate, poli universitari localizzati in una regione che si direbbe fra le più virtuose, il Veneto. «Le urgenze, divenivano decine di giorni... le degenze, settimane. Per non veder poi chiudere le refertazioni in maniera decente. Medici dimissionari che nemmeno ti avvisano che a breve non ci saranno più, per trovarci con quelli che restano a cercare di capire cosa fare».

La disperazione porta i Bissoli a reagire per il loro figlio e a cercare fuori dal Veneto. «Abbiamo pensato, ragionando, all’Alto Adige, prima di sentirci costretti ad uscire dall’Italia. A luglio abbiamo iniziato un nuovo percorso con il dottor Gianluca Casara, responsabile del servizio di Neuropsichiatria Infantile al San Maurizio». I particolari su diagnosi e cura, qui, non servono. La famiglia vicentina però vuole «ringraziare il medico per la sua umanità, l’attenzione, la caparbietà e la volontà di agire in modo esemplare, affinché ritornassero in noi da subito fiducia e speranza, oltre a rendersi per noi un riferimento per il quale ci permettiamo di segnalarne l’esempio. Un esempio da seguire per molti uomini e donne che vogliono intraprendere una professione così importante. Ne abbiamo conosciuti tanti, anzi troppi che dovrebbero andare ad imparare da lui».













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