La Svp: via leone e lupa, simboli fascisti

Braccio di ferro in giunta con Caramaschi che vuole le copie sui pennoni. Il vicesindaco: «Faremo ridere tutti»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «D’accordo a restaurare la lupa e il leone e metterli nel museo del monumento alla Vittoria, nell’ambito del processo di storicizzazione di ciò che resta del periodo fascista. Mi sembra però assurdo che si possa pensare di fare la copia dei simboli fascisti: se lo facessimo credo che il mondo intero riderebbe di noi, ritenendo che siamo tutti impazziti. Sinceramente, non capisco perché gli italiani abbiano paura di perdere la loro identità, se due simboli fascisti vengono messi in un museo. Comunque, sulle copie non c’è nulla di deciso: in giunta l’accordo era solo sul restauro e in ogni caso abbiamo approvato un semplice promemoria, non una delibera».

Le parole, quantomai esplicite, del vicesindaco Christoph Baur raccontano del braccio di ferro in atto sul destino della lupa capitolina e del leone di San Marco.

Già di buon mattino l’Ufficio stampa aveva inviato alle redazioni una nota in cui il sindaco assicurava che “dopo aver previsto la spesa in bilancio, si procederà con la creazione di due copie delle statue che saranno collocate sulla sommità dei pennoni e con il restauro degli originali per una loro definitiva collocazione museale. I costi: 25 mila euro per restauro e copie”.

Ma la Svp- come era per altro prevedibile - non vuole neppure sentir parlare di fare le copie delle due statue, in sostituzione degli originali tolti a maggio dai pennoni, dove si trovavano da 70 anni, per essere restaurate e poi messe nel museo del monumento alla Vittoria, poiché- secondo gli esperti della Sovrintendenza ai beni culturali della Provincia di Bolzano e della Sovrintendenza di Verona, competente per l’area che circonda il monumento - “si trovano in uno stato di degrado incompatibile con il loro ricollocamento, ancorché restaurate, sui pennoni”.

Sulla vicenda, oltre al vicesindaco, ha preso posizione anche il capogruppo della Stella Alpina in consiglio comunale Sebastian Seehauser con una proposta lanciata su Facebook: « Ora si discute se montare delle copie sui pilastri. Propongo di fare un passo verso il futuro e installare delle colombe come segno di rispetto e convivenza. Se non è già tutto deciso, se c’è ancora un qualche margine di discussione, mi piacerebbe portare avanti la mia idea anche per la posizione strategica della lupa e del leone, all’imbocco del ponte che collega la città nuova a quella vecchia».

Attaccato da destra, criticato sui social da comuni cittadini, Caramaschi ha ripetuto per tutta la giornata di ieri che le copie della lupa e del leone verranno rimesse sui pennoni perché “la delibera è stata votata da tutta la giunta”.

«In che tempi? Beh, ci vorrà un po’, perché bisogna restaurare anche i quattro pennoni, prima di installare le copie. I soldi li metteremo sul bilancio del prossimo anno: la spesa prevista è di 40 mila euro. Quindi bisognerà fare la gara per i lavori». Più cauto l’assessore Sandro Repetto che, pur assicurando che le copie delle sculture torneranno al loro posto, da politico navigato sa, in cuor suo, che non sarà facile superare lo sbarramento della Svp. Sulla vicenda è durissimo consigliere provinciale Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore): «La lupa e Leone sono simboli di un orgoglio nazionale certo ma anche patrimonio mondiale dell’Umanità, pensare che possano essere scomodi a Bolzano è patetico e finanche ridicolo. Scriverò al sindaco di Roma Raggi ed al sindaco di Venezia Brugnaro per chiedere loro di pretendere rispetto per quello che per queste due città del Mondo oltre che capitali della Cultura planetaria attraverso i propri più celebri simboli rappresentano». Il consigliere comunale Gabriele Giovannetti, in una nota, sostiene che “non si possono attribuire alle opere d'arte i valori negativi che contornano il periodo storico in cui sono state concepite”. «Cancellare non serve - aggiunge Enrico Lillo di Alleanza per l’Alto Adige - a risanare le ferite mai guarite semmai serve ad aprirne delle altre».













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