La Svp vuole rinviare il verdetto sui nomi

BOLZANO. Toponomastica, c’è una doppia strategia provinciale per evitare che la legge del 2012 venga bocciata dalla Corte costituzionale. Lo scenario si delinea in vista della temuta seduta della...



BOLZANO. Toponomastica, c’è una doppia strategia provinciale per evitare che la legge del 2012 venga bocciata dalla Corte costituzionale. Lo scenario si delinea in vista della temuta seduta della Consulta del 7 marzo, dopo anni di rinvii. La toponomastica riaccende anche la battaglia interna nel Pd. Come riferito nei giorni scorsi, il parere dell’Avvocatura dello Stato sulla legge provinciale sulla toponomastica, impugnata dal governo Monti, è talmente tranchant che la bocciatura viene data per scontata. Ma una bocciatura significherebbe una pietra tombale su ulteriori iniziative per attenuare il principio del bilinguismo perfetto.

Palazzo Widmann, come parte in causa, starebbe dunque puntando le carte su un ennesimo rinvio dell’udienza della Consulta, chiesto dalla propria avvocatura. Gli esperti ritengono improbabile che venga concesso (5 anni di rinvii), ma la Svp accarezza questa idea. Se dovesse accadere, sarebbe l’ennesima conferma del suo potere di influenza. Il capogruppo della Svp Dieter Steger conferma la linea: «Sì, credo che verrà chiesto un rinvio dell’udienza della Consulta. Siamo vicini a una soluzione e vorremmo arrivarci con il dialogo, non sulle basi di una sentenza, vada come vada». Due gli argomenti che dovrebbero dare forza alla richiesta di rinvio. Primo, la norma di attuazione, attualmente bloccata nella Commissione dei Sei. Le elezioni porteranno una nuova commissione paritetica, «liberata» (nella prospettiva della Svp e della parte di Pd favorevole alla norma) dall’opposizione di Roberto Bizzo e dal rifiuto del presidente Francesco Palermo di farla approvare a maggioranza e non all’unanimità. Ma i tempi su questo fronte potrebbero essere lunghi. Ecco allora rispuntare, come rinforzo a questa strategia, la legge Steger. È stata depositata nel 2016, da allora è iscritta all’ordine del giorno. Si tratta di una nuova legge sulla toponomastica che interviene su quelle del 2012, ripulendola degli elementi palesemente incostituzionali. «Nelle nostre intenzioni la legge dovrebbe essere collegata alla norma di attuazione, per definire definitivamente il tema. Ma il disegno di legge c’è e può essere discusso in ogni momento», dice Steger. La prossima settimana i capigruppo decideranno l’ordine del giorno della seduta del consiglio provinciale che inizierà proprio il 6 marzo. Lì le scelte saranno chiare. Nel Pd intanto la maggioranza si rivolta contro Roberto Bizzo, che in questi giorni ha rivendicato il proprio stop alla norma di attuazione. Nel 2012 i due eletti del Pd Bizzo e Tommasini votarono a favore della legge sulla toponomastica fatta a pezzi dall’Avvocatura dello Stato per le sue palesi forzature. Secca nota di Alessandro Huber (sopra). Così Mauro De Pascalis: «Roberto, una precisazione però la dovresti fare. La legge oggetto della decisione della Corte è quella che hai votato anche tu». Da quale pulpito, è l’accusa. (fr.g.)

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