PORDOI: LA TESTIMONIANZA

LA TRAGEDIA DEL PORDOIIl medico: "Scavato con le maniper tirarli fuori di lì"

"Abbiamo scavato con il doppio delle nostre forze sperando di trovare i nostri amici ancora in vita, ma quattro di loro non ci sono più e fatichiamo a farcene una ragione»: Lydia Rauch (nella foto), il medico dell’Aiut Alpin intervenuto in val Lasties, racconta con gli occhi sbarrati la tragedia costata la vita a 4 soccorritori fassani. «Dobbiamo avere il coraggio di rifiutare certi interventi», spiega il direttore dell’Aiut Kostner


Mssimiliano Bona


BOLZANO. Abbiamo scavato con il doppio delle nostre forze sperando di trovare i nostri amici ancora in vita, ma quattro di loro non ci sono più e fatichiamo a farcene una ragione»: Lydia Rauch, il medico dell’Aiut Alpin intervenuto sabato in val Lasties, racconta con gli occhi sbarrati la tragedia costata la vita a 4 soccorritori fassani. «Ora dobbiamo avere il coraggio di rifiutare certi interventi», spiega il direttore dell’Aiut Kostner.
 All’elibase di Pontives, quartier generale dell’Aiut Alpin Dolomites, non è una giornata come le altre. Raffael Kostner, il medico Lydia Rauch, il pilota Marcus Kostner e il tecnico Markus Kostner alle 7 di ieri sono decollati per tornare sul luogo della tragedia, dove il giorno prima avevano perso la vita quattro amici soccorritori della val di Fassa: Alessandro Dantone, Erwin Riz, Diego Perathoner e Luca Prinoth. «Riz - spiegano con un filo di voce - aveva in programma un servizio con noi dopodomani».
 Alle 7.30 l’Ec 135 T2 stava sorvolando il Valon del Fos, nella zona della Torre di Roces. «Dalla neve fresca - racconta Raffael Kostner - abbiamo visto spuntare una racchetta da neve ed abbiamo subito scaricato l’unità cinofila». Dall’elicottero è scesa Michaela Taibon del Brd della val Gardena assieme al suo fidato Devil, uno splendido bracco slovacco nero di sei anni. Il cane ha impiegato pochissimo a trovare il corpo del primo dei due turisti friulani che il giorno prima erano partiti - probabilmente in tarda mattinata - per una gita con le ciaspole. «Diego Andreatta (31 anni) e Fabio Baron (30 anni) - prosegue Kostner - erano sepolti dalla neve, uno a due metri dall’altro».
 L’equipaggio dell’Aiut Alpin ha recuperato le salme e le ha trasportate a valle, quindi è rientrato alla base di Pontives. Erano passate da poco le 10 quando Kostner e compagni hanno potuto fermarsi un attimo. E pensare. «In un solo giorno - racconta la Rauch, medico in servizio all’ospedale di Bolzano ma trasferitasi da poco in val di Fassa - abbiamo perso quattro amici. Abbiamo scavato tutti con foga, andando anche oltre i nostri limiti fisici, ma non è bastato. Alessandro, Erwin, Diego e Luca erano esperti e preparati. Non avrebbero mai rischiato la vita e non hanno preso decisioni azzardate. Sono stati traditi dal buio». La slavina che ha travolto i soccorritori fassani aveva un fronte di 2-300 metri, spiega Raffael Kostner. «C’è un limite per tutti, anche per i soccorritori e in certe circostanze anche noi dobbiamo avere il coraggio di dire di no, di rifiutare un intervento. Invece siamo abituati a mettere a repentaglio la nostra vita per salvare chi va fuori pista sapendo di rischiare la pelle. Spero che questa tragedia serva da lezione anche alle generazioni future».













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