BOLZANO

Le commesse di Bolzano: «I contratti? Senza domeniche libere»

Le nuove assunte: «Il lavoro ci serve ma riposiamo solo durante la settimana». Una cassiera delusa: «Chi non si presenta nei festivi spesso cambia turni o sede»


di Alan Conti


BOLZANO. Nei nuovi contratti del commercio la domenica di riposo non esiste più. Alcune clausole adottate dalla grande distribuzione, infatti, prevedono espressamente il servizio «per 52 domeniche» con lo spostamento del giorno di riposo durante la settimana. Una rivoluzione rispetto ai contratti precedenti che prevedevano 12 domeniche l’anno. Insieme ai festivi, dunque, si apre un altro fronte nel mondo del commercio e a raccontarlo sono le stesse commesse (che chiedono, contestualmente, l’anonimato per evitare ritorsioni). «Guardi, è come se ci rovesciassero la settimana con gravi conseguenze sulla vita sociale» ammette una dipendente di una grande catena. «Bisogna avere un compagno o una compagna con gli stessi orari altrimenti vedersi è impossibile. È quasi superfluo sottolineare che avere figli è quasi impensabile».

Una commessa di un'altra grande catena sta un po’ meglio. «Ci avvaliamo di alcuni rinforzi che lavorano solo il fine settimana, ma è sempre necessaria anche la presenza di dipendenti fissi». L'organizzazione prevede, di norma, i dipendenti fissi a coordinare il lavoro e i “rinforzi domenicali” (principalmente giovani, molti sono studenti universitari) in corsia o alle casse. Le forme contrattuali adottate sono le più disparate, ma sono caratterizzate da retribuzioni piuttosto basse (mille euro netti per i neo assunti) e un sostanziale squilibrio sul tavolo delle trattative: comunque vada sono sempre le aziende ad avere il coltello dalla parte del manico. «O firmi a queste condizioni oppure non lavori. Qualcuno che accetta lo trovano sempre».

In linea generale, invece, ci sono ancora margini per difendere le festività tradizionali, anche se non sempre è facile opporsi pretendendo di passare Pasqua o i giorni di Natale a casa. Potete dire di no? «Certo che possiamo, basta avvisare per tempo con una lettera scritta, ma è inevitabile pagarne lo scotto». In che senso? «Chi ha un contratto a tempo determinato può anche mettere a rischio il rinnovo. Chi è più sicuro ha comunque qualcosa da perdere». Cosa? «Spesso viene spostato in un punto vendita lontano da casa oppure si vede spezzare i turni. Prendiamo una mamma con i figli che vanno a scuola: può essere sgradevole essere al lavoro tutti i pomeriggi con le chiusure serali. Significa non esserci mai. A quel punto si cede sul giorno festivo». Attenzione, però, che non tutti sono contrari a prescindere. «In realtà c'è chi lavora volentieri durante le feste perché si tratta di soldi in più in busta paga e i bonus sono anche allettanti. Percepire un compenso del 130% con l’aggiunta di un giorno di riposo non è poi così male».

Rimanendo nell’ambito dei marchi internazionali o dei franchising si scoprono, in realtà, situazioni anche molto differenti tra loro. «Noi facciamo i turni - spiega una commessa di un negozio di via Museo - e sul contratto viene espressamente indicato che dovremo lavorare quattro domeniche su cinque». C’è anche chi è più fortunato perché può contare su una buona collaborazione interna tra colleghi. «Tra di noi - interviene una commessa di un punto vendita vicino - sappiamo chi ha esigenze di famiglia e chi magari è più libero da questo genere di vincoli. Cerchiamo, quindi, di concedere qualche domenica di riposo in più ai primi rispetto ai secondi. Nel limite del possibile ci affidiamo agli accordi interni».

La tendenza, comunque, è quella di fare di necessità virtù. Nessuno vede nel lavoro festivo una possibilità in più. «C’è una cosa, in generale, che ci infastidisce molto» aggiunge una dipendente. Cosa?«Troppo spesso il nostro lavoro viene paragonato ad altri servizi essenziali come la sanità o i trasporti. Il paragone é inaccettabile».













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