La denuncia

Le guide escursionistiche: «Nei rifugi si ignora il Covid» 

I professionisti della montagna in coro: «In molte strutture non si rispettano le distanze, quasi nessuno indossa la mascherina. Situazione molto difficile anche sui sentieri più celebri. E anche sulle navette c’è forte rischio assembramenti»



BOLZANO. Come l’anno scorso? No, peggio dell’anno scorso. Perché se è difficile o comunque risulta complicato andare in ferie all’estero, in Italia, anche sulle montagne, ci si affolla. Sui sentieri più o meno celebri, sulle navette, nei rifugi. È un fatto acclarato, basta farsi un giro in una qualunque località delle Dolomiti. Potrebbe magari sembrare un’impressione, ma così non è. Lo conferma una delle più note guide escursionistiche patentate altoatesine, che racconta tutto ma preferisce mantenere l’anonimato «altrimenti rischio che non mi facciano più entrare nei rifugi».

In qualità di guida escursionistica, racconta, «è da giugno che praticamente tutti i giorni sto pernottando nei rifugi delle Dolomiti. Da Bolzano a San Candido passando per Corvara, in queste settimane ne ho girati almeno una ventina... e per fortuna che sono vaccinato con doppia dose!»

Come l'anno scorso, prosegue, puntuale il problema si ripete: «Nei rifugi e nelle malghe di montagna, all'interno delle zone comuni soprattutto ai piani e nei bagni in comune, il distanziamento non esiste, le persone che portano la mascherina sono poche ed il rischio di infettarsi è decisamente alto».

Oltre ai rifugi, prosegue la guida escursionistica altoatesina, «alcuni sentieri e luoghi panoramici tra i più conosciuti, seppur all'aperto, presentano lo stesso problema». Il professionista cita ad esempio il lago di Braies, il Monte Specie a Prato Piazza, il Seceda, le Tre Cime di Lavaredo, le gallerie del Lagazuoi eccetera. Così come i mezzi pubblici ed in particolare le navette «che si è costretti ad utilizzare perché altrimenti il traffico sarebbe paralizzato». La guida escursionistica altoatesina racconta oltre: «Decine e decine di persone una accanto all'altra come se il Covid non esistesse più e la variante Delta fosse qualcosa di inventato dai media per terrorizzare le persone, l'aumento delle terapie intensive di questi giorni in tutta Europa mi sembra dica qualcosa di diverso...»

La guida lancia un appello: «Continuiamo a fregarcene e facciamo finta che il Covid non esista più, lamentiamoci del Green Pass (che non si capisce chi controllerà) e poi a novembre chiudiamoci di nuovo tutti in casa magari con gli impianti e le piste chiuse a Natale...» Esattamente un anno fa la stessa guida escursionistica raccontava e scriveva al nostro giornale le stesse cose «e sappiamo tutti come abbiamo passato l'inverno, soprattutto gli amanti dello sci da discesa...»

Diciamocelo, le norme non aiutano. Dall’ultima ordinanza di Kompatscher, pur non citandosi espressamente i rifugi, si evince quanto segue: niente Green Pass per chi pernotta nelle camere, Green Pass per chi pernotta nelle camerate comuni, all’interno c’è sempre obbligo di mascherina (basta la chirurgica), per chi consuma pasti o bevande seduto all’interno serve il Green Pass. DA.PA













Altre notizie

Attualità