GLI SCENARI ECONOMICI DEL 2010

Le imprese altoatesine: "Più aiuti anti crisi"

Quattro osservatori privilegiati tracciano il quadro economico del 2010, con un appello a banche e Provincia



BOLZANO. «Attenti, la crisi non è finita». L’allarme lo ha lanciato nei giorni scorsi sull’Alto Adige Christof Oberrauch, presidente di Assoimprenditori. Sul campo sono già rimasti tremila posti di lavoro e, con gli ammortizzatori ormai a fine corsa, c’è il rischio che si allarghi a dismisura l’elenco di chi dovrà trovarsi un’altra occupazione. Come sarà, dunque, il barometro dell’economia altoatesina nel 2010? Lo abbiamo chiesto a quattro osservatori privilegiati: l’imprenditore Giovanni Podini, Michele Libori, presidente degli imprenditori del capoluogo, Manfred Brandstätter, responsabile dell’ala economica dello Svp, ed Enrico Valentinelli, ex dirigente della Iveco e vice presidente della Cassa di Risparmio. Tutti d’accordo su un punto: il tsunami che ha colpito l’economia mondiale negli ultimi due anni ha fatto in Alto Adige meno danni che altrove. La guardia, però, deve rimanere alta per evitare ricadute. Come? I riflettori si sono accesi soprattutto sul sistema creditizio e sulla Provincia, le fonti che possono garantire stabilità e futuro all’economia altoatesina. Con le casse vuote (non di rado a causa del ritardo nei pagamenti da parte dei clienti), le imprese non potranno che rivolgersi alle banche. Alle quali ora si chiede, per l’accesso al credito, di guardare ai bilanci non solo con l’occhio del burocrate. All’ente pubblico gli imprenditori chiedono di muoversi su due piani: un alleggerimento della burocrazia e un rapido avvio delle opere già programmate, per garantire ossigeno alle aziende. Il futuro della zona industriale? L’alta tecnologia.
 
  Giovanni Podini parte da lontano: «A livello mondiale c’è stata una crisi più etica che economica e se non si tolgono certe distorsioni, non possiamo che aspettarci altri tempi difficili. In tutto questo il sistema Alto Adige ha sofferto meno, ma il 2010 non sarà rose e fiori. La ripresa ci sarà, anche se graduale e per settori: qualcosa già si vede, negli ultimi tre mesi gli ordini sono ripartiti. Come gruppo in questo periodo abbiano risposto alle difficoltà investendo, soprattutto sul territorio. Quando c’è una crisi è importante creare opportunità di crescita ed innovazione e noi lo abbiamo fatto, anche grazie alle banche. Lo stesso stanno facendo industriali e albergatori. Altri settori, come quello del commercio, hanno un atteggiamento chiuso e retrogrado». Si riferisce al centro commerciale? «Quello è il caso più eclatante». Podini promuove la Provincia, anche se mette un asterisco: «Su turismo, mobilità e innovazione, vedi Tis ed Eurac, si sta muovendo bene». Ma? «Ma dobbiamo chiederci cosa sarà questa provincia tra vent’anni, se sarà positiva una presenza così massiccia dell’ente pubblico nella nostra economia. Credo sia necessario un riequilibrio». La burocrazia? «Va snellita».
 Il sistema creditizio? «In Alto Adige si sta comportando bene. I problemi - prosegue Podini - nascono quando il credito assume la posizione del ragioniere: con il righello si disegnano le gabbie entro le quali si deve rimanere». Molti si chiedono quale sarà il futuro della Zona: «Vivrà puntando sullo sviluppo dei cervelli, su servizi e aziende hi-tech».

 Michele Libori, presidente degli imprenditori del capoluogo, paragona la crisi al cratere prodotto da una bomba: «La deflagrazione è finita, ma ci vorranno anni per coprire il buco». Per la Provincia, promozione con qualche riserva: «Azzeccati alcuni interventi, penso al rinvio di un anno della restituzione dei prestiti sul fondo di rotazione o alla formazione per i lavoratori in cassa integrazione. Se parliamo di sostegno al credito, è stato insufficiente e le imprese hanno retto solo perché la crisi in Alto Adige ha avuto meno contraccolpi che altrove». Sul sistema creditizio, Libori è con Podini: «E’ tempo di bilanci: se le banche li guarderanno con l’occhio del burocrate non dobbiamo aspettarci niente di buono. Molte piccole e medie imprese sono in crisi di liquidità, non di rado legata al ritardo nei pagamenti. Senza l’aiuto del credito, rischiano il fallimento».
 Sulla zona industriale, Libori va controcorrente: «Il manufatturiero è ancora la strada maestra per produrre ricchezza». Hi-tech? «Non ho preclusioni ideologiche, ma è rischioso puntare tutto solo su un settore. Meglio diversificare».

 «Il volano è lento a fermarsi, ma anche a ripartire: per otto-dieci mesi faremo i conti con l’onda lunga del 2009», commenta Enrico Valentinelli. «In questo momento è importante essere vicini alle imprese con problemi di liquidità, rafforzando l’intervento pubblico attraverso Confidi. Un grosso aiuto dalla Provincia potrebbe arrivare con la rapida messa in cantiere delle opere già programmate». Le banche? «La normativa invita ad essere oculati ed è giusto non sostenere le attività imprenditoriali che presentano troppi rischi». Anche per Valentinelli, la sopravvivenza della zona industriale è legata all’hi-tech e alla Lub: «La strada è già segnata, a Bolzano non c’è spazio per la grande manifattura».

«La flessibilità delle piccole e medie imprese ci ha salvati dal disastro - commenta Gerhard Brandstätter - ora dobbiamo proseguire facendo gli investimenti giusti e curando bene il turismo, che esercita un grande appeal». Brandstätter ripone grande fiducia nelle risorse provinciali: «Bisogna far partire gli investimenti nelle infrastrutture e accorciare i tempi della burocrazia. Il bilancio provinciale è ancora generoso, con qualche piccolo sacrificio si può fare un buon lavoro». Elogi al sistema creditizio: «E’ vicino alle imprese e alle famiglie». Sulla Zona, idee chiare: «Positiva la presenza di due-tre grandi industrie, ma non possiamo pensare di fare concorrenza ad altre grandi aree produttive. Meglio l’hi-tech».













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