Le lingue straniere si studiano meglio se si lavora insieme

Esperimento positivo delle scuole Marie Curie e Gandhi I gruppi tedesco e italiano partecipano alle stesse lezioni


di Simone Facchini


MERANO. Prove tecniche di insegnamento bilingue e, allo stesso tempo, occasione di avvicinamento fra gruppi linguistici. È stata una missione in avanscoperta in quella che sarà - o almeno che tanti vorrebbero diventasse - la scuola del domani, l'esperienza compiuta dagli istituti superiori Marie Curie (tedesco) e Gandhi (italiano) nel corso di alcuni mesi recenti. La ricognizione ha dimostrato che non si tratta di un campo minato tanto che il progetto verrà replicato la prossima stagione scolastica. Allievi di scuole diverse, spesso con gli stessi problemi e, tra questi, lo studio della seconda lingua: da queste premesse sono scaturite le riflessioni delle promotrici dell'iniziativa, due insegnanti di italiano dell'istituto per il turismo e le biotecnologie Marie Curie, conosciute anche come Fos. Le riflessioni sono approdate a un'idea: affrontare lo studio assieme, alla stessa lavagna e dietro gli stessi banchi. Per la realizzazione del progetto è stato quindi coinvolto il liceo linguistico dell'istituto Gandhi. Protagonisti, gli studenti di una prima classe di entrambe le scuole, un gruppo di volonterosi insegnanti e due dirigenti che hanno fornito disponibilità e supporto. È stato così che per tutti i lunedì del primo quadrimestre le due classi sono state "rimescolate" per frequentare insieme, metà italiani e metà tedeschi, le stesse lezioni. Sette lunedì completamente in tedesco e altrettante volte completamente in italiano. I risultati? Buoni, e sembra che studiare matematica nella lingua di Goethe o scienze in quella di Dante non faccia più tanta paura. Sulla scorta dei frutti dell'operazione, è stato deciso di continuare lungo la strada intrapresa e di ripetere l'esperienza in futuro. Anzi, di allargare gli orizzonti: nell'anno scolastico 2016/2017 saranno gli allievi di due prime e di due seconde classi a incontrarsi almeno una volta alla settimana. Si conosceranno, affronteranno insieme le difficoltà legate allo studio e avranno uno strumento in più per imparare l'altra lingua.

Magari nascerà qualche nuova amicizia: perché l'integrazione è un "riflesso condizionato" del progetto, e traspare anche dalle risposte fornite da alcuni studenti del Marie Curie a un questionario che chiedeva sensazioni e impressioni sull'esperienza vissuta. È emerso che è stata divertente e interessante, anche se "qualche volta i due gruppi non hanno ricevuto compiti uguali"; si sono vissute situazioni comiche, capaci tuttavia di sciogliere imbarazzi e tensioni; si è riscontrata amichevolezza. Gli stessi ragazzi si sono accorti come parlare nell'"altra lingua" dia l'opportunità di migliorare la comunicazione. E, a questo punto, pure di alzare qualche voto.













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