Le mamme in corteo «Non chiudete Vipiteno»

Un gruppo di un’ottantina di donne è arrivato sotto i palazzi della Provincia All’assessore Stocker è stata consegnata una petizione con oltre 7 mila firme


di Antonella Mattioli


BOLZANO. La decisione ormai è presa - il punto nascita di Vipiteno chiuderà entro il 31 ottobre - ma loro non si arrendono e ieri con un tamtam via facebook si sono date appuntamento a ponte Talvera: un gruppo di una ottantina di mamme e qualche papà con palloncini rossi e cartelli hanno attraversato in corteo la città - da ponte Talvera ai palazzi del consiglio provinciale - per consegnare all’assessore Martha Stocker una petizione con 7.500 firme in cui si chiede alla giunta di ripensarci.

E se proprio non dovesse essere possibile, di sedersi almeno ad un tavolo per discutere del “diritto della donna di scegliere dove e come far nascere i figli”, creando “qualcosa di alternativo per accompagnarla prima e dopo il parto”.

Siccome però la speranza è sempre l’ultima a morire, loro sperano ancora di riuscire a salvare il punto nascita di Vipiteno definito da tutte “un’eccellenza”. Perché le esperienze personali, raccontate ieri, sono tutte più che positive, ma il problema è che il punto nascita di Vipiteno piccolo, accogliente, dove mamma, papà e bebé vengono coccolati, non rispetta gli standard fissati a livello internazionale per garantire la sicurezza e la salute di partoriente e nascituro.

«Per assicurare queste priorità - spiega l’assessore provinciale alla sanità Stocker - bisogna avere un minimo di 500 nascite all’anno (a Vipiteno sono 460) e garantire la presenza di quattro figure - ginecologo, anestesista, pediatra e ostetrica - 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Noi abbiamo grossi problemi ad assicurare queste quattro presenze oltre che a Vipiteno anche a Bressanone, Brunico e Silandro. Lo facciamo con enormi sforzi ricorrendo ai gettonisti, non si può però andare avanti così. Vipiteno chiuderà, ma stiamo lavorando per creare qualcosa che segua le donne prima e dopo il parto. Dobbiamo farlo, per garantire la sicurezza di mamma e bambino».

Con la quale non si scherza, perché nell’emergenza, se non c’è il personale che oltre ad avere la specializzazione necessaria abbia pure l’esperienza derivante dal numero di casi trattati, il nascituro e la mamma rischiano tantissimo.

Ma di cifre, di pareri di esperti, di linee guida internazionali, le donne che ieri sono scese in piazza non vogliono neppur sentir parlare: per loro il punto nascita dell’Alta Val d’Isarco è sicuro e rappresenta una sorta di fiore all’occhiello per l’Alto Adige. In base a cosa lo dicono? All’esperienza vissuta in prima persona.

«Io - spiega Evi Pardeller di Soprabolzano - ho due bambini: uno nato in un ospedale altoatesino, l’altro a Vipiteno: sono state esperienze completamente diverse. A Vipiteno medici, ostetriche, infermiere creano il clima giusto per far sì che il parto sia la cosa più naturale possibile e a beneficiarne sono soprattutto i bambini».

Ieri in corteo c’era anche Viviana, 7 mesi, figlia di Giulia Pavan: «È stata una notte di Natale indimenticabile per il modo in cui a me e al papà è stato consentito di vivere il momento della nascita. Il tutto si è svolto serenamente e soprattutto rispettando i tempi della natura. Quest’ultimo non è un particolare da poco, me ne rendo conto ogni giorno guardando crescere mia figlia». Katia Scandella, il 6 agosto di 8 anni fa è andata da Laives a Vipiteno: «Ho scelto quel luogo speciale per far nascere Anna Gaia e oggi sono qui per dare ad altre donne la possibilità di vivere la mia esperienza». Sono passati rispettivamente 32 e 27 anni da quando sono nati i suoi due figli, ma anche Claudia Raimondi ieri era in corteo assieme al marito “per chiedere che venga garantito il diritto della donna di scegliere dove e come partorire: io scelsi Vipiteno ed è stata un’esperienza indimenticabile”. Come quella vissuta il 26 novembre del 2014 da Jyoti Orlandi: «Avevo le doglie ma mi sono fatta un’ora di macchina per andare a partorire a Vipiteno, dove ti seguono passo passo anche nella fase dell’allattamento».

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