Alessia frequenta il «Torricelli», Hanna il «Vogelweide»: «Viviamo in mondi paralleli»

Le ragazze che sgretolano i muri

Spettacolo bilingue vince al Festival: parlano le due autrici


Fabio Zamboni


BOLZANO. Alessia Menichetti ha 18 anni, frequenta l'ultimo anno del Liceo scientifico Torricelli, ha l'hobby del teatro e sogna un futuro prosaico (laurearsi in Economia) e uno poetico (diventare attrice). Hanna Mayr ha 17 anni, frequenta il terzo anno del Liceo artistico tedesco Walther von der Vogelweide, le piacciono le arti figurative e dice che è ancora presto per avere un'idea chiara sul futuro.

Le loro storie parallele - di liceali di due gruppi linguistici che s'incrociano raramente - si sono invece incrociate realizzando un piccolo capolavoro: hanno scritto assieme un testo teatrale bilingue con il quale hanno vinto il Festival Studentesco, nell'inedita categoria Twin che prevede la collaborazione fra una scuola italiana e una tedesca. Con «Cecità - Freiheit» Alessia e Hanna hanno messo in scena il tema della convivenza difficile, del muro costruito con i mattoni della diffidenza e di una politica miope. Ci raccontano la loro esperienza. È nata una nuova amicizia? «Sì - risponde Hanna -, e tutto è nato grazie al Festival Studentesco.

Alla presentazione ufficiale, in novembre, è stata annunciata questa nuova categoria che metteva assieme scuole diverse. Quelli del Torricelli sono venuti da me che ero rappresentante del mio istituto, chiedendomi se volevo collaborare». «E poi - interviene Alessia - in dicembre ci siamo conosciute. Faccio teatro da sette anni e quindi ho chiesto a Hanna di fare qualcosa assieme. Durante le vacanze di Natale ci siamo trovate spesso ed è stata proprio Hanna a dire: perché non facciamo qualcosa sulla convivenza, dato che la categoria Twin nasce con quell'obiettivo?».

E così è nato «Cecità-Blindheit», che mette in scena il nostro piccolo grande muro. Hanna: «È stata la prima idea che mi è venuta in mente, ho visto che piaceva e ci siamo subito messe a scrivere un monologo: io uno in tedesco e Alessia uno in italiano. Poi ce li siamo tradotti a vicenda e attorno a quelli abbiamo elaborato gli altri testi e assegnato le parti». Alessia: «Ho capito subito che sarebbe stata un'occasione preziosa, perché in tanti anni non ho mai avuto amici nelle scuole tedesche e questo mi è sembrato all'improvviso una cosa clamorosa. Vivere nella stessa città e non avere occasioni d'incontro...».

Eravate d'accordo anche sulla messinscena? Alessia: «Di quella mi sono occupata io, data la mia "esperienza". Abbiamo cercato di fare arrivare il messaggio della convivenza più forte possibile, senza però riferimenti precisi alla realtà locale, togliendo qualsiasi definizione spaziale o temporale. Affidando tutto ai colori: il nero delle persone-ombra che costruiscono il muro simbolico, il bianco dei dittatori, il rosso dei rivoluzionari, che sovvertono la situazione e demoliscono il muro». Ma nel finale il muro torna a crescere.

«La speranza è tutta nelle bende che i ragazzi rossi si tolgono: la benda gli impediva di vedere oltre la realtà. Loro se ne vanno perché capiscono che ci può essere una nuova realtà, lontano dai muri». Quante e quali cecità «vedete» nella vita quotidiana? Quali avete voluto sottolineare in teatro? Alessia: «La cosa più clamorosa è che viviamo in due mondi paralleli, che i giovani non si incontrano nemmeno nel tempo libero. Bisognerebbe lavorare su progetti che interessano a entrambi. Comunque l'anno scorso avevamo due ragazze tedesche in classe per tutto l'anno e ci siamo trovati benissimo». Hanna: «Proprio il teatro può essere un posto dove ci si incontra. Bisogna creare più occasioni, con il teatro e anche con la musica».

Avete vinto. L'averlo fatto con un lavoro bilingue sulla convivenza vi ha dato un'emozione in più? Hanna: «Mi ha colpito una cosa che ha detto Alessia: la più grande vittoria è stata la nostra collaborazione». Alessia: «La mia vittoria è stata vedere che il messaggio è arrivato agli spettatori». Il complimento che vi ha colpito di più? Hanna: «Quello di una ragazza della mia scuola che mi ha detto brava perché ho parlato di un tema così serio. Non me l'aspettavo». Alessia: «Quello di un ragazzo olandese che non conosce né italiano né tedesco: ha detto che la tensione che ha avvertito in sala gli ha fatto capire tutta l'energia dello spettacolo».

Il teatro a Bolzano è un punto d'incontro e d'incrocio fra italiani e tedeschi. Voi lo frequentate? Alessia: «Sì. Io ho fatto corsi di teatro con Flora Sarrubbo e poi con lo Stabile. Sono anche una buona spettatrice, e credo che il teatro sia un campo di confronto». Hanna: «Io sono alle prime esperienze, mi è piaciuto molto e quindi forse mi avvicinerò al teatro». Avete già idee per il festival del 2013? Hanna: «No, ma credo che ripeterò questa esperienza, mi sono troppo divertita». Alessia: «Questo è stato il mio ultimo festival, non ho intenzione di farmi bocciare alla maturità...».

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