Legge elettorale, una storia di paradossi


Maurizio Dallago


Una storia di paradossi, quella delle legge elettorale per i Comuni, che secondo lo Statuto d’autonomia compete al consiglio regionale. È del 1994 la legge in vigore - voluta a suo tempo anche dalla Svp - che prevede il limite dei mandati per sindaci ed assessori comunali. L’obiettivo era quello di favorire un ricambio. Negli anni però il partito di raccolta si è confrontato diverse volte con la tematica: l’ultima al congresso straordinario della scorsa primavera, quando a maggioranza venne deciso di abolire il limite dei mandati per gli assessori comunali. L’occasione per tradurre la volontà congressuale in legge era il ddl approdato in questi giorni nell’aula del consiglio regionale con le modifiche decise - senza non poche difficoltà - dalla maggioranza regionale. Parte il fuoco di sbarramento delle opposizioni con migliaia di pagine tra emendamenti ed ordine del giorno presentate soprattutto da Donato Seppi (Unitalia) e Andreas Pöder. Il primo è disposto a negoziare il suo ostruzionismo, con la proposta di una serie di modifiche a favore del gruppo italiano, vedi ad esempio la possibilità che ad Appiano, dopo le prossime elezioni comunali, ci sia per legge un vicesindaco di lingua italiana. Ed un accordo di massima si troverebbe. Il consigliere dell’Union für Südtirol è, invece, irremovibile. «Non si poteva cambiare la legge a ridosso delle elezioni, dando un vantaggio alla Svp», così Pöder.
 Formalmente la legge elettorale non è stata accantonata, ma è la stessa capogruppo Svp in consiglio regionale, Rosa Thaler, ad affermare che non ci sono spazi per la sua entrata in vigore in tempo utile per le elezioni di maggio. «Troppo tardi», dice la Thaler. «Era l’ultima occasione», spiega la vicepresidente della giunta regionale, Martha Stocker. «Il paradosso è che con questa legge un sindaco potrà fare l’assessore comunale e viceversa», ancora la capogruppo Svp.
 In aula il vicepresidente Seppl Lamprecht ha chiuso la seduta del consiglio regionale, dopo aver chiesto - invano - ai proponenti degli emendamenti e degli ordini del giorno la disponibilità a ritirarli, vista l’impossibilità di metterli a disposizione in italiano e tedesco a causa della mancanza di un tempo sufficiente per la traduzione. La complessità delle modifiche che abbracciavano diversi aspetti delle normativa elettorale per i Comuni - dal numero dei componenti i consiglio comunali alle circoscrizioni - è andata di pari passo con le diverse prese di posizione delle singole forze politiche dell’opposizione. La leghista Artioli, ad esempio, era favorevole a togliere i limiti dei mandati: «Deve decidere la popolazione se un sindaco va rieletto, o meno». “Questa è una legge fatta per un partito, la Svp», così Roland Tinkhauser, dei Freiheitlichen. «La maggioranza cerca il dialogo, ma non è possibile che poi tutta l’aula si blocchi, perchè un solo consigliere ricatta l’intera aula», evidenzia Pichler Rolle (Svp). Vittime illustri - della normativa che non cambia - anche nel gruppo linguistico italiano: il vicesindaco di Merano, Diego Cavagna e l’assessore comunale di Bressanone, Dario Stablum, da decenni faro politico degli italiani nella città vescovile













Altre notizie

Attualità