Lo studentato “verde” di Tosolini 

L’imprenditore costruisce un palazzo per gli universitari. Ma il Comune boccia il “prato verticale” dell’architetto Marastoni


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Un muro verde. Ma fatto di piante, non di colore. Un tappeto verticale di foglie che tolgono via Druso dal suo destino di quadrante cementizio: ecco cosa sta nascendo in fondo alla città in quello che adesso è solo un parallelepipedo-cantiere di non-finito. «Noi ci proviamo a farlo - dice Andrea Marastoni, architetto, dinastia di progettisti col fratello Luca e il papà che non c'è più -, il nostro committente è quasi convinto, il Comune ci sta ripensando...». Primo ostacolo in commissione edilizia l'altro pomeriggio con un “no” che era quasi un “ni”, probabilmente superabile con alcuni aggiustamenti tecnici. E che sarà riesaminato a breve. Il committente è invece Pietro Tosolini: «All'inizio ci guardava non molto convinto - ricorda Marastoni - è una cosa nuova per Bolzano, diceva... Poi gli è piaciuto». Anche perché quella parete verticale fatta di piante e foglie dovrà ospitare uno studentato. Altro nuovo orizzonte urbano. Perseguito dal mondo economico perché è una nuova scommessa immobiliare che si apre dopo l'appello del rettore Lugli. Che ha detto: «I nostri studenti aumentano ogni anno. Noi facciamo le nuove facoltà ma Bolzano dovrebbe costruire più stanze e case per loro, non sappiamo più dove metterli...». Ecco il senso del progetto che sta nascendo in via Druso: un edificio che ora entra nella nuova prospettiva di alloggio per studenti. Ne sta sorgendo uno anche in via Rosmini, un altro è in progetto a Bolzano sud, dove verrà installata tra poco tempo la nuova facoltà di Ingegneria al «Noi».

Ma questo di Marastoni-Tosolini non è solo un progetto: è l'apertura di una discussione sulla qualità del costruire a Bolzano. «Siamo abituati a vederci crescere intorno edifici di qualità casaclimatica, funzionali, efficienti ma, lasciatemelo dire, ordinari», azzarda l'architetto bolzanino. E invece si vuole, lì in via Druso «far capire subito, attraverso un'idea estetica da mettere come immagine esterna da porre in dialogo con l'esistente, che non si tratta di una casa come le altre, che dentro ci sono giovani studenti che arrivano da ogni parte del mondo» spiega Marastoni. In effetti, a Bolzano, si costruisce spesso bene ma non bello. Pochi edifici privati sono stati pensati per provare a porre e a porci un interrogativo su cosa e come è invece possibile costruire oggi. A Milano, il «bosco verticale» di Boeri è diventato un'icona urbana declinata in tutto il mondo.

«Ma qui, nel nostro progetto, non c'è bosco - specifica l'architetto - : abbiamo pensato a un verde che non avesse bisogno di una pesante manutenzione ma ad una idrocultura che si mantenga da sola, con poco sforzo». Alternative?«E in corso una discussione con la committenza. Abbiamo provato varie tipologie di erba sintetica, un materiale ipernaturale, assolutamente non tossico, ignifugo. Così, sulla parete, potrebbe stendersi un prato...». E magari, e questo è un altro particolare oggetto di riflessione, un'opera d'arte contemporanea. Un gioco di specchi tra dentro e fuori, tra cemento e erba. «Magari con un finto omino che rastrella il prato, sospeso nell'aria» conclude Marastoni. Prossimo step, la commissione edilizia.















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