Lo studio: la secessione ci costerebbe 20 miliardi

È la quota di debito pubblico che dovremmo pagare allo Stato italiano Il primo a fare i conti fu Widmann (Svp). Palermo: «Di sicuro non conviene»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Quanti soldi dovrebbe pagare l’Alto Adige per staccarsi dall’Italia? Poco più di 20 miliardi di euro, ovvero poco meno di quattro bilanci provinciali. Un’enormità, anche secondo la Volkspartei che non a caso ha desistitito dal progetto cercando di inseguire - piuttosto - un’autonomia piena.

Il primo a voler quantificare la somma per un eventuale distacco da Roma è stato, tra il 2011 e il 2012 (ai tempi del Governo Monti), l’ex assessore provinciale al bilancio Thomas Widmann, che puntava a saldare la nostra quota di debito pubblico per avere mani libere (e quindi anche le competenze) su Fisco, Polizia, Giustizia e via dicendo. Ora la questione è tornata prepotentemente di attualità a seguito del referendum (mai autorizzato da Madrid) che si è tenuto domenica scorsa in Catalogna. I secessionisti di Eva Klotz hanno rilanciato il tema proprio questa settimana e domenica faranno l’ennesima manifestazione al Brennero (su suolo austriaco) per sottolineare come la strada maestra (per i sudtirolesi) sia quella dell’autodeterminazione.

Ma andiamo con ordine: come si arriva a stabilire la quota (eventualmente) dovuta dall’Alto Adige all’Italia in caso di distacco?

«Il calcolo - spiega il senatore Francesco Palermo - è abbastanza semplice. La popolazione altoatesina rappresenta lo 0,9 per cento di quella italiana. L’altro parametro fondamentale è il debito pubblico nazionale che questa settimana (il 2 ottobre ndr) ammontava a 2435 miliardi. Per il gettito fiscale, infine, bisogna prendere a riferimento un terzo parametro che è una media fra popolazione e superficie. E noi, per quanto attiene la superficie, rappresentiamo l’1,2 per cento del territorio nazionale. Ebbene, con 520 mila altoatesini arriviamo ad una somma complessiva di circa 20,5 miliardi di euro. Questa, tra l’altro, sarebbe solo la cifra di partenza per una eventuale negoziazione». Tra le voci che hanno contribuito a far crescere il debito pubblico ci sono anche baby pensioni ed evasione fiscale ad esempio. «E noi dovremmo pagare la nostra parte».

Conti alla mano Palermo fa poi una valutazione politica. «L’operazione non ci converrebbe, anche perché l’autonomia finanziaria che abbiamo negoziato negli anni con l’Italia è più che buona. Vi immaginate, ad esempio, se dovessimo pagare la nostra quota-parte di Bbt? Il conto - per l’ossessione etno-nazionalista di qualcuno - sarebbe davvero salatissimo».

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