Tomada (Pdl): una sentenza della Corte di Cassazione finalmente dà ragione alle famiglie

«Lungodegenti, deve pagare tutto l'Asl»



BOLZANO. Il ricovero di malati di Alzheimer e in generale di lungodegenti in strutture specializzate deve essere interamente a carico del servizio sanitario. La parte socio-assistenziale della retta, distinta da quella sanitaria, non può essere messa a carico dei Comuni o delle famiglie.Una sentenza della Corte di Cassazione (27 marzo) potrebbe mettere fine a un problema che tocca le famiglie anche in Alto Adige.

La segnalazione arriva da Mariateresa Tomada (Pdl), che da diversi anni segue alcuni casi locali. Così la consigliera comunale riassume la questione partendo dalla sentenza della Cassazione che ha dato ragione alla famiglia di una paziente veneta affetta da Alzheimer: «I familiari dei malati di Alzheimer non devono versare alcuna retta, ai Comuni, per il ricovero dei loro cari in strutture per lungodegenti, in quanto si tratta di importi a totale carico del Servizio sanitario nazionale, dato che il tipo di patologia non consente di fare distinzione tra spese per la cura e spese per l'assistenza. Lo sottolinea la Cassazione nella sentenza 4558 che ha respinto il ricorso di un Comune veneto.

Con questo verdetto i giudici hanno dato ragione al marito e ai figli di una donna ricoverata nel 1992 in una casa di cura a Mogliano Veneto. Il Comune di residenza della famiglia aveva preteso una retta di quasi due milioni e mezzo al mese di lire solo per pagare l'assistenza. Il Comune sosteneva che si sarebbe dovuto fare carico di tali spese solo se la malata fosse indigente. Il giochetto che fanno Provincia, Comuni ed enti gestori (Assb in testa) è questo: distinguono le spese mediche ed infermieristiche (a carico della Asl) da quelle cosiddette alberghiere (vitto, alloggio) a carico del paziente e della famiglia.

Come se un malato lungodegente ricoverato per Alzheimer o altre gravi patologie potesse fare a meno di mangiare e dormire in un letto con lenzuola. E' esattamente quanto sostengo, inascoltata, da anni. La nostra legge provinciale e la sua supina applicazione da parte dei Comuni penalizza non solo i malati, ma anche i loro parenti. L'altra questione, mai risolta, è infatti che tutte le strutture prelevano direttamente con ingiunzioni di pagamento i soldi delle rette ai parenti, in spregio al codice civile. Urge una revisione della legge provinciale».













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