Lupa e Leone, secessionisti zittiti da tutti in Consiglio

Südtiroler Freiheit ha cercato di «processare» Caramaschi sul restauro Kompatscher: «Basta lezioni». Bizzo: «Gli italiani non sono fascisti». Verdi: penosi



BOLZANO. Monumenti fascisti, la Stf ci riprova, ma questa volta esagera e si ritrova tutti contro, con Kompatscher che si alza e intima «non accetto che vi proponiate come le uniche sentinelle in servizio contro il fascismo. La Svp non accetta lezioni su questo». E Dieter Steger, capogruppo Svp, che avverte: «Non diteci quali sono i problemi di Bolzano. Perché non sono quelli di cui venite qui a parlare». Nel mirino di una mozione di Bernhard Zimmerhofer (Stf) sono finite ieri le statue della lupa e del leone di San Marco sul ponte Talvera, in fase di restauro. Anzi, sul banco degli imputati c’era direttamente il sindaco Renzo Caramaschi, che la Stf avrebbe voluto convocare per una audizione-processo, in cui spiegare «le ragioni che l’hanno indotto a riattivare i simboli fascisti». Quanto alla giunta provinciale, secondo Zimmerhofer e Sven Knoll, avrebbe dovuto «sospendere gli incontri con l’amministrazione di Bolzano finché non si sia ufficialmente distanziata dal fascismo». È finita con una solenne bocciatura. Il consiglio ha votato compatto «no», con l’eccezione dei Freiheitlichen, che hanno comunque segnato la distanza, scegliendo l’astensione. «Era una palese provocazione e non abbocchiamo. E poi, immaginare di portare qui il sindaco Caramaschi a dare spiegazioni...», spiega Walter Blaas. Oltre all’accusa di conservare i monumenti fascisti, a Caramaschi viene rinfacciata l’offesa «di rifiutarsi di indossare la catena, simbolo dei sindaci sudtirolesi». Alessandro Urzì la butta sul clinico: «Siamo di fronte a una fobia paranoica. Non ci cancella la storia con le ruspe». «Una mozione penosa», esordisce gelido Riccardo Dello Sbarba (Verdi), «Dimostra la vostra estraneità verso una parte dell’Alto Adige, Bolzano in particolare. È la più grande città “tedesca” in Alto Adige, ma non riuscite mai ad entrare nel suo consiglio comunale. Chiedetevi perché. Bolzano ha intrapreso la strada della contestualizzazione dei monumento. Invece voi volete cancellare». Durissimo Steger: «Da anni cerchiamo di superare nel dialogo le posizioni non democratiche. E il risultato si vede. Siamo per la cultura del chiarimento, non dell’abbattimento. A Bolzano abbiamo ben altri problemi, consigliere Zimmerhofer, non le sue provocazioni. Lavoriamo per mantenere la qualità della vita, avere una buona mobilità e quartieri vivibili. Ecco perché voi non venite eletti». Sven Knoll alza ancora i toni: «Il fascismo fa parte della storia degli italiani. Guai a toccarglielo...». A questo punto si arrabbia Roberto Bizzo (Pd, Christian Tommasini preferisce non intervenire), che scandisce ciò che alla Stf fingono di non sapere: «La Repubblica italiana è nata dalla lotta al fascismo. Ve lo dovete ricordare. Gli italiani di Bolzano sanno distinguere tra memoria e nostalgia». Arrivano quindi i consigli per i viaggi di istruzione. Hans Heiss (Verdi): «Andate a visitare il museo al Monumento alla Vittoria. Guardare come viene affrontata la nostra storia». Brigitte Foppa: «Perché non venite alle cerimonie del 25 aprile, così vedrete quanto è fascista Bolzano?». Knoll replica: «Andate voi nei quartieri, ad ascoltare ciò che si dice. Uscite dal “ci vogliamo tutti bene”». (fr.g.)

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