Magrè in lacrime saluta Wolfgang

Folla al funerale del giovane alpinista che sarebbe diventato papà nel prossimo dicembre


di Bruno Tonidandel


Nel giorno dell’ultimo saluto, nel giorno in cui tutto il paese di Magrè si è stretto attorno ai suoi famigliari, è emersa un’altra notizia, a rendere, se possibile, ancora più triste il funerale di Wolfgang Genta, il giovane 31enne di Magré rimasto ucciso domenica scorsa, con altri due amici, mentre stava salendo sulla cima del Gran Zebrù. Ieri infatti, si è saputo che Wolfgang quest’anno sarebbe diventato papà, a dicembre. Infatti la sua fidanzata Johanna, originaria di Lutago, in Valle Aurina, sta aspettando un bambino che, appunto, nascerà nell’ultimo mese dell’anno. Di questo che sarà un anno maledetto, per i Genta e per chi voleva bene a Wolfgang.

E così sulla futura madre, si sono concentrate, ieri nella chiesa parrocchiale di Magré, le preghiere dei tre sacerdoti che hanno concelebrato il funerale, ovvero il parroco del paese, don Campidell, il suo vice don Agreiter e il parroco di Lutago, ma anche delle amiche e degli amici di Wolfgang, dei compagni di studio, di lavoro e di scalate. Da loro è stato lanciato un accorato appello al Cielo per intercedere soprattutto in favore della ragazza, ma anche della famiglia del giovane scalatore, privata così prematuramente del figlio: papà Helmuth, mamma Reinhilde, le due sorelle Ester e Kathrin e la nonna Frieda, che nonostante il peso del dolore, gravato dall’età di 89 anni, ha voluto essere presente all’ultimo saluto al nipote.

E’ stata una cerimonia lunga e tristissima in una chiesa zeppa soprattutto di giovani, dove non si trovava un posto libero nei banchi e dove di fatto si è radunato tutto il paese.

Lì, davanti all’altare, una bara di legno chiaro con vicino un tavolinetto con un cero che rischiarava un ritratto del volto sorridente, quasi sornione, di Wolfgang in tenuta, questa volta, da ufficio con camicia bianca e cravatta viola, e non come si era solito vedere con pantaloni da montagna, scarponi, berretto e occhiali da sole.

Una cerimonia accorata ma dal dolore contenuto. Del resto fin dal primo momento la famiglia aveva accettato con estrema dignità la disgrazia: una fatalità, aveva detto subito il padre. Anche perché sono stati loro, i genitori, a inculcare la passione della montagna al figlio. E tuttora, non passa domenica che Helmuth e Reinhilde partano per le mete più disparate sui monti altoatesini. Un dolore quindi quasi riservato per l’ultimo addio al giovane ingegnere di informatica che aveva nel sangue la passione per roccia e ghiacciai.

Il feretro, conclusa la cerimonia in chiesa, è stato sollevato e portato a spalla lungo tutto il tragitto fino al cimitero dai coetanei di Wolfgang, i ragazzi del 1981. Attorno alla bara i vigili del fuoco volontari di Magré, anche perché il giovane aveva militato nel corpo fino al suo trasferimento a Vienna per gli studi e quindi a Innsbruck per il lavoro. Poi, al camposanto, dopo estremo saluto, tutta la comunità di Magré e i moltissimi amici e conoscenti arrivati da fuori, si sono stretti attorno ai famigliari in un lungo, simbolico abbraccio.

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