Malati di gioco, 300 richieste d’aiuto 

Lotta all’azzardo. In aumento i casi di chi chiede un supporto per uscire dalla dipendenza da slot e gratta e vinci. Gli operatori di Hands in prima linea per contrastare un’emergenza sociale che porta all’indebitamento con gravi ripercussioni sulle famiglie. Un “tutor” per il bilancio familiare 


PAOLO CAMPOSTRINI


Bolzano. Ha tra i 48 e i 54 anni. È uomo, ed è molto probabile che faccia l'operaio, forse l'impiegato. Ha entrate fisse ma, quasi per il 30%, ha famiglia con figli. Capita spesso, però, che sia separato o divorziato e che, magari, sia ritornato nella famiglia d'origine, perché da solo è difficile andare avanti. Ma non ha mai commesso reati. Solo un 7% li ha compiuti e tutti contro il patrimonio. Ha rubato. Perché lo ha fatto? Per continuare a giocare. Ecco chi è che entra e esce dalle slot, corre verso le sale gioco, compra compulsivamente i “gratta” o aspetta col cuore in gola i numeri del lotto.

Non è un ritratto di un alieno. È la gran parte delle persone che ci passano accanto. Sono in tanti. «Ancora troppi» dice Juri Andriollo, l'assessore comunale al sociale. «E noi ne ospitiamo un centinaio l'anno» aggiunge Bruno Marcato dell'associazione Hands. Che ieri, alla Kolping, ha chiamato medici, operatori, assistenti, psicologi, volontari per capire come affrontare un fenomeno che entra da ogni poro della nostra società, dalle pubblicità televisive, ai consumi indotti, alle lotterie di Stato. Come si comincia? «Una signora che si è avvicinata a noi - racconta Stefania Sepp, psicologa di Hands - ci ha detto: il gratta e vinci me li hanno messi pure al supermercato. Compro il detersivo e poi, alla cassa, sono lì che mi aspettano...».

Il dramma delle famiglie. Ecco le prime trappole. Da cui si esce a fatica. E ieri, qui, c'erano anche i ricercatori di Conagga, il coordinamento nazionale dei gruppi di giocatori d'azzardo. Un network che fa rete in quasi tutti i capoluoghi, scambiandosi dati, esperienze e provando a mettere a confronto le terapie. Che sono soprattutto di gruppo. Ecco quello che accade nella nuova frontiera della risposta ai malati da gioco. Perché è una patologia che ha fonti diversificate e non univoche. Può c'entrare la testa di ognuno di noi, oppure il contesto, anche famigliare, oppure l'ambiente sociale, la crisi, i soldi che mancano, il matrimonio che va a monte, i rapporti che si sgretolano. «Ma spesso tutto crolla in casa, perché il giocatore non si ferma, non ascolta chi ha vicino» dicono a Hands. E col suo comportamento rovina affetti e relazioni. Spesso basta una piccola vincita ad innescare la spirale. Oppure una perdita. Dalla quale si prova ad uscire provando ancora, e riprovando. Fino a che qualcuno alza le mani. «Da noi - dice ancora Stefania Sepp - si inizia spesso con terapie di coppia. Se c'è, col coniuge. Poi si aggiungono le sedute di gruppo che sono a volte le più efficaci. Importante far capire che non si è soli».

Dai debiti al tutor. Poi c'è il problema dei soldi. Chi vive più nella sale gioco che a casa, prende lo stipendio e inizia a giocarselo. Se finisce chiede prestiti, gioca ancora e ancora. «E allora si propone anche un tutor. Mi spiego: si propone di affidare i propri beni ad un esterno. Un modo per togliersi di torno lo stipendio, per preservarlo e preservarsi» racconta la psicologa Hands. A Bolzano, intanto, sembra stiano funzionando le limitazioni che il Comune ha posto nell'uso delle slot nei bar. «È un primo passo ma importante" dicono quelli di Conagga. E pure le distanze di sicurezza, trecento metri, tra le sale e i luoghi sensibili, come istituzioni o scuole. Ecco, le scuole. «Perché, come sempre il tema è la prevenzione - dice Andriollo - e questa la si fa iniziando dai giovani. Perché io posso vietare anche di respirare vicino alle slot ma che ne so di quello che poi uno fa a casa, davanti al computer. O quanti gratta gioca?». Perché oggi non c'è più il vecchio lotto ma quello istantaneo. Non c'è più un solo “gratta” ma una infinità di “milionari” e “miliardari” che ti inseguono ovunque, dal supermercato all'autostrada. E c'è sempre un cassiere che quando stai pagando il conto te lo offre. Lo Stato d'azzardo, dunque è il primo nodo. In Italia ma ovunque nel mondo. Oltre trecento sono state le richieste d'aiuto ricevute da Hands da quando si è dedicata oltre delle patologie legate all'alcolismo, anche all'azzardo. Ma perché la slot attira? «Quando la vita si fa difficile o si ha la testa che pesa, quell'aggeggio funziona come l'alcol. La mente si svuota, arriva la pace...» spiega Stefania Sepp. La pace prima dell'inferno.













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