Malati di gioco e slot: un corso per le famiglie

Lo psicologo Davide Vanni terrà al consultorio Mesocops una serie di incontri per aiutare chi vive accanto a una persona affetta da azzardo


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Dal 22 giugno, ogni venerdì dalle 19,30 alle 22, il consultorio Mesocops di Bolzano ospiterà una serie di incontri _ aperti a tutti e gratuiti _ dedicati a parenti e conoscenti di giocatori d'azzardo. E' un modo nuovo di combattere il drammatico fenomeno della dipendenza dal gioco, aggirando il "nemico" e cercando nuove soluzioni.

«Si tratta di un gruppo di sostegno _ ci spiegano alla Mesocops _ un sorta di auto mutuo aiuto con gruppi aperti che potranno incontrarsi nella nostra sede di Via Streiter 9 fino a quando ne avranno bisogno».

Per capirne di più, contattiamo il dottor Davide Vanni, psicologo con studio privato a Merano, che condurrà il gruppo di supporto organizzato da Mesocops.

Possiamo definirla un esperto del gioco d'azzardo?

«Diciamo che avendo avuto in cura diversi giocatori, ho una certa esperienza. Anzi, ho assistito soprattutto parenti di giocatori, perché il vero giocatore, quello veramente dipendente, non si considera ammalato e dunque non fa ricorso allo psicologo se non quando proprio non ne può più».

Anche l’iniziativa di Mesocops si rivolge ai parenti/conoscenti anziché ai giocatori.

«Ci sono altre strutture dedicate soprattutto ai giocatori: a Bolzano ci sono il Sert e il Sipac, quello del dottor Guerreschi. Noi ci occuperemo dei parenti, prima di tutto per dare assistenza a loro che ne hanno davvero bisogno, e poi per arrivare indirettamente ai giocatori, dei quali si occuperanno i parenti che avranno qualche strumento in più per affrontare la situazione, finalmente consapevol i del problema che hanno in casa».

Una strategia inedita?

«No, è stata sperimentata anche a Bolzano, lo ha fatto anche il Sipac. Ma noi lo faremo proprio con un occhio di riguardio alla patologia del parente, che deve affrontare attivamente una situazione, cosa che quasi mai fa il giocatore. Il parente spesso sostiene il giocatore inconsciamente, anche solo lasciandolo fare, sottovalutando il problema».

Un esempio concreto?

«Il caso più clamoroso è stato quello di una mia paziente di Merano che è stata sposata due volte con due giocatori d'azzardo: e tutti e due hanno dilapidato sia l'azienda sia la casa». Ma di esempi così, magari anche se con così originali, ce ne sono ormai a decine: basti pensare al cameriere “costretto” a rubare per coprire i debiti di gioco e continuare a giocare, o al dipendente della sala giochi con lo stesso tremendo vizietto, anche lui protagonista di un furto nella stessa sala giochi in cui lavorava e in cui “reinvestiva” lo stipendio. Dilapidandolo».

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