Maltrattamenti, l’asilo dalla stanza buia

Il racconto drammatico di una mamma in aula: «Il mio bambino ancora oggi dorme con la luce accesa»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Una stanza buia e la paura di essere messo in castigo. Sono i due traumi che un bambino di circa 2 anni avrebbe subìto durante il periodo (tra il 2008 ed il 2009) in cui frequentava l’asilo nido di via Bari gestito dalla cooperativa «La coccinella». La deposizione della donna ha caratterizzato ieri la ripresa in aula del processo a carico delle due insegnanti accusate di maltrattamenti. Si tratta di Barbara Infantino e Cristina Torboli (difese dagli avvocati Luca Brotto, Alessandro Tonon e Amanda Cheneri). Anche l’udienza ha vissuto qualche momento di tensione, soprattutto quando la difesa ha contestato preliminarmente la procedura seguita dal pubblico ministero Donatella Marchesini che ha impostato il processo su quanto i genitori affermano di aver appreso dai propri bambini in relazione ai presunti maltrattamenti nell’asilo nido. «Anche la difesa ha il diritto di sentire i bambini - ha sostenuto l’avvocato Alessandro Tonon - non possiamo accettare di procedere con il dubbio che bambini di appena uno o due anni (di per sè suggestionabili) abbiano visto una cosa e ne abbiano detta un’altra, anche perchè a quell’età la capacità di vocabolario di un bambino è alquanto ridotta». Il pubblico ministero Marchesini si è opposto all’eccezione ricordando che la situazione in questo processo è particolare perchè non si può definire «testimonianza» quello che avrebbero raccontato i bambini (per lo più infanti che sino a 3 anni soffrono della cosiddetta amnesia infantile). Proprio per questo la Corte di Cassazione sottolinea che la testimonianza indiretta è utilizzabile quando non è possibile raccogliere una testimonianza diretta. La giudice Christine Erlicher ha ammesso le deposizioni dei genitori chiamati in aula (riservandosi eventuali valutazioni ad hoc) e dunque il processo (che proseguirà il 22 gennaio) è decollato. Una mamma è stata così sentita per oltre due ore ed ha confermato in aula l’allarme che il comportamento anomalo del suo bambino aveva provocato in famiglia. Un bambino che quando venne affidato al nido - ha ricordato la mamma - era sereno e socievole e che poi ha iniziato a picchiarsi in testa e ad avere atteggiamenti di rifiuto nei confronti di una delle operatrici dell’asilo. «Barbara mi fa i dispetti, Barbara è brutta» avrebbe ripetuto più volte il piccolo sino a quando una sera, mentre giocava con mamma e papà sul tappeto del salotto, il piccolo avrebbe chiesto al padre di non essere più lasciato nella stanza buia dell’asilo. «Io chiamo la mamma e la mamma non arriva e io sto nella stanza al buio...» Due giorni dopo il piccolo (che ancora oggi dorme con la luce accesa) fu ritirato dall’asilo e la madre, operatrice sanitaria, si mise in aspettativa per poter seguire il figlioletto e capire la situazione.

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