Maltrattava un’anziana, badante pronta a risarcire

La proposta della donna sarà valutata dal giudice: alla novantenne bolzanina dovrebbero andare circa 50 mila euro



BOLZANO. Lydia Cebotari, la badante moldava di 55 anni, finita in carcere l’estate scorsa con l’accusa di aver maltrattato a ripetizione l’anziana donna che doveva curare ed assistere, ieri ha espresso la volontà di risarcire la parte lesa.

Probabilmente non si tratta di un’improvvisa dimostrazione di buon cuore anche se la straniera si è più volte dichiarata pentita del proprio comportamento, Diciamo però che, in questo caso, si tratta di una precisa strategia processuale che dovrebbe permettere all’avvocato Giancarlo Massari, difensore dell’indagata, di invocare la concessione delle doppie attenuanti.

Oltre a quelle generiche la badante bulgara potrebbe ottenere anche i benefici legati alle attenuanti del danno risarcito. L’obbiettivo che il legale non nasconde è quello ottenere una condanna al di sotto dei due anni di reclusione. Solo in tal modo la donna avrebbe diritto (in quanto incensurata) alla sospensione condizionale della pena evitando una volta per tutte il ritorno in carcere.

Come si ricorderà Lydia Cebotari rimase circa tre mesi in detenzione cautelare (di cui uno in carcere e due agli arresti domiciliari). Ora è in libertà in attesa della definizione del processo. Vive con il marito italiano a Bolzano ma non lavora più.

Sotto il profilo prettamente processuale, la difesa sembra avere realmente poche carte da giocare. Ad inchiodare la donna moldava alle proprie responsabilità (pesanti) ci sono le immagini (in molti casi impietose) che dimostrano con quale cinismo e con quale violenza, anche psicologica, veniva trattata l’anziana affidata all’imputata.

Le immagini delle telecamere spia installate dalla polizia nell’appartamento di via Cesare Battisti non lasciano dubbi sulla consistenza del teorema accusatorio.

Agli atti del procedimento ci sono filmati che documentano i cinque giorni da incubo riservati all’anziana. Ovviamente secondo la Procura quel tipo di trattamento era ormai diventata routine. La stessa imputata ha sostanzialmente ammesso le proprie responsabilità.

Proprio per questo ha chiesto di poter risarcire in qualche maniera la vittima. Le telecamere, installate dalla polizia nell'appartamento evidenziano la crudeltà di un’anziana trascinata in cucina, costretta a mangiare con violenza (in quanto incapace di masticare bene), spintonata in bagno e presa a calci nelle gambe per procedere al cambio di abito. Un’ umiliazione continua. Ora la difesa metterà a punto la proposta risarcitoria che sarà valutata nella prossima udienza fissata per il 20 marzo. Alla novantenne verrebbero versati 14.400 euro (già sequestrati dalla Procura a titolo preventivo) e l’indagata rinuncerebbe alle spettanze economiche (come il trattamento di fine rapporto) maturate in cinque anni di lavoro.(ma.be.)

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