creatività

Marchetto, uno stilista tra avanguardia ed etica 

Sull’asse Londra-Milano il bolzanino contitolare del marchio di moda JordanLuca racconta la sua visione e parla del sostegno nel recupero di uno storico allevamento ovino (nella foto Jordan Bowen e Luca Marchetto nel backstage della sfilata)


Alessio Pompanin


BOLZANO. Da Bolzano a Milano, via Londra. Non proprio un giro con chilometraggio ottimizzato. La realtà è diversa e va spiegata, ma quello strano giro serve per indicare il percorso già fatto da un talento bolzanino che - capita spesso - ha trovato il successo e la valorizzazione all'estero. Stavolta sull'asse Londra - Milano ha ottenuto la certificazione del crescente apprezzamento per la sua creatività. Il bolzanino in questione è Luca Marchetto, 38 anni.

Di lui, del suo percorso nel mondo della moda abbiamo già scritto. Allora, in sintesi, diploma al Liceo scientifico Torricelli di via Rovigo, diploma all’Accademia di Belle Arti di Milano, ci si sposta a Londra dove per diversi anni è assistente di un’icona della moda qual è stata Vivienne Westwood, e per farla breve lo si ritrova nel 2018 a ufficializzare la sua etichetta di moda, JordanLuca, varata con il londinese Jordan Bowen, già cappellaio (pure un po' "matto", creativamente, senza scomodare Lewis Carrol e Alice).

Dal 2022 la label di Marchetto e Bowen non sfila più nella "City" ma alla Milano Fashion Week, ha iniziato anche a proporre la linea femminile insieme a quella da uomo e l’ultima passerella della moda maschile invernale 2024-25 ha registrato applausi a scena aperta. Emblematico un passaggio della recensione di FashionNetwork, riferimento online internazionale di alto livello del settore moda: «La label di streetwear-couture di Jordan Bowen e Luca Marchetto continua il suo viaggio verso l’alto, con abiti costruiti in modo impeccabile e ricchi di dettagli sofisticati».

Dell’ennesimo apprezzamento internazionale, del suo messaggio di stile, dell’impegno etico nella filiera produttiva e del suo legame con le radici bolzanine, abbiamo parlato con lo stilista Marchetto, che in realtà si definisce designer.

«Le reazioni a questo show - sorride Marchetto - sono state una cosa fantastica, quindi siamo soddisfatti. Si è sempre dubbiosi su come va la sfilata, perché noi abbiamo delle idee, abbiamo un messaggio da comunicare e il fatto che questo messaggio "esca" e venga capito, a livello di immagine, di brand, è una grossa soddisfazione». E tra le soddisfazioni, gli abiti indossati da Ghali a passeggio a Sanremo durante il festival e da Mahmood intervistato dal Tg1.

Una cosa ha colpito chi segue la moda: l'uscita in sfilata, fra i modelli, di Andreas Kronthaler, marito di Vivienne Westwood e attuale direttore creativo del marchio. Anche con Andreas lei si è formato nel suo periodo da VW...

La collaborazione fra "concorrenti" nel settore della moda in realtà c'è da un po': ci si vuole sentire un po' più vicini, darsi una mano, brand che aiutano altri brand... Questa partecipazione di Andreas alla sfilata è stata importante, io sono stato l’assistente suo e di Vivienne per otto anni e infatti questa collezione è anche un po’ un tributo a come immaginiamo Londra, a come l'abbiamo vissuta in questi anni, dunque lui era la persona perfetta per sfilare in questo show. Lui ha accettato e noi siamo stati molto contenti.

Ecco, Londra: insieme allo stile italiano che caratterizza le vostre creazioni, l'influenza londinese sul marchio JordanLuca è confermata, con particolarità che stanno diventando un vostro marchio di fabbrica come le cerniere orizzontali o le camicie con doppio colletto.

In questa collezione ci sono degli elementi che sono nostri tratti distintivi, anche perché in pochi anni siamo riusciti a creare dei capi che la gente riconosce subito come JordanLuca. È una cosa bella e così quando iniziamo a pensare a una nuova collezione, iniziamo sempre da questi capi che sono importanti per l’immagine del brand.

A caratterizzarvi è anche l'impegno concreto, come la recente partecipazione, con una quota di minoranza, a un allevamento ovino nelle Marche.

Sì, siamo entrati in questa cooperativa, guidata da Silvia Bonomi, che sta tramandando l’allevamento dei suoi avi. Una famiglia che si è impegnata tantissimo per salvare la razza ovina "Sopravissana dei Sibillini", che stava andando in via d'estinzione e che invece è importantissimo tenere in vita per mantenere la diversità biologica sul territorio. Stiamo collaborando con loro e la cosa bellissima è riuscire a ottenere il filo da queste pecore... È una soddisfazione grandissima vedere il percorso dall’agnellino appena nato, che viene curato, fino ad avere il tuo maglione in sfilata. È una cosa bellissima anche dal punto di vista professionale, perché ci sono dei passaggi che io non conoscevo e sto imparando... Imparo un sacco di cose nuove. È importante essere coinvolti nella filiera dall'inizio alla fine.

Tornando alla sfilata: molte forme particolari, molto "slim" ma poi anche contrasti.

In questa collezione volevamo mettere un focus sull’essere umano. Abbiamo optato per il fit slim come messaggio per andare alle cose importanti, le linee le abbiamo asciugate ma proponendo poi la spalla importante, come nei cappotti. Un gran lavoro anche dal punto di vista della “costruzione”, abbiamo cercato nuove tecniche per riuscire a creare dei volumi ma mantenendo i capi leggeri e indossabili.

La distribuzione: credete molto nell'online.

Vogliamo cercare di avere un rapporto più stretto con il consumatore finale. Perché non si creda: quando si ha a che fare con la distribuzione per molti negozi, c’è sempre poi... il negozio di mezzo. Noi come brand stiamo cercando un rapporto diretto con il cliente e quindi sfruttando il digitale ci saranno delle occasioni in cui il brand sarà più visibile, più a portata delle persone e magari meno della distribuzione fisica. Oggi noi designer, chiamiamoci così, abbiamo delle storie da raccontare e lo facciamo con le nostre creazioni, e per essere capiti ci piace che queste storie siano raccontate da noi a chi le vuole ascoltare, non le possiamo raccontare a tutti per interposta persona, dobbiamo raccontarle alle persone giuste che ci possono capire, quindi più elementi si tolgono fra noi e il consumatore, più questa storia viene capita.

Domanda finale: ha ancora tempo - e voglia - di tornare ogni tanto a casa a Bolzano?

In estate e a Natale ci torno. Certo, amo le mie origini ma da quando ero bambino ho sempre sognato in grande, ho sempre avuto grandi ambizioni e quindi è sempre stata un po' “piccola” la situazione. Ho sempre cercato di scappare per inseguire i miei sogni... Torno a casa a rilassarmi.













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