Martedì l’addio a Gabriella e Marcello 

I funerali alle 10 nella chiesa dei Francescani. Lunedì alle 13.45 la messa di commiato ai Tre Santi per Elisabetta Paolucci



BOLZANO. Lunedì alle 13.45, nella Chiesa dei Tre Santi di via Duca d’Aosta, l’ultimo saluto ad Elisabetta Paolucci, per tutti Betti, 44 anni, insegnante al liceo Pascoli, uccisa dal freddo, nella notte tra domenica 29 e lunedì 30 aprile, durante la traversata Haute Route Chamonix-Zermatt. Assieme a lei sono morti Marcello Alberti, 53 anni, commercialista, e la moglie Gabriella Bernardi, 52 anni, direttrice delle risorse umane della Thun: verranno ricordati con un rosario domani alle 20 nella chiesa di Gries. I funerali si svolgeranno martedì alle 10 nella chiesa dei Francescani.

Sulla tragedia, nella quale sono morti sette scialpinisti - tra cui la guida comasca Mario Castiglioni, 59 anni, e la moglie Kalina Damyanova, 52 anni di origine bulgara - è in corso l’inchiesta della Procura del Cantone Vallese.

Bisogna capire esattamente cos’è successo durante la penultima tappa della traversata, una classica dello scialpinismo. La guida, iscritta dal 1992 al collegio lombardo, ha sottovalutato le previsioni meteorologiche che annunciavano il peggioramento del tempo? Secondo Tommaso Piccioli, originario di Riccione che abita per molti mesi all’anno in Australia, sopravvissuto a raffiche di vento arrivate fino a 100 chilometri all’ora e all’abbassamento improvviso della temperatura, la guida avrebbe compiuto degli errori che poi si sono rivelati fatali: a suo dire la mattina di domenica non si doveva neppure partire dal rifugio Dix.

Ieri il giornale “Kronenzeitung” ha raccolto la testimonianza di Thomas Pflügl, che faceva parte del gruppo di quattro austriaci, diretti come la comitiva formata da 10 persone e guidata da Castiglioni alla Capanna Vignettes, ma dove il gruppo di italiani non è mai arrivato, perché bloccato a 500 metri in linea d’aria dalla tempesta di vento e freddo,

Pflügl racconta che loro erano perfettamente informati dell’arrivo della perturbazione, tanto che ad un certo punto nel gruppetto qualcuno avrebbe voluto tornare indietro. Alla fine hanno deciso che forse era meno rischioso proseguire.

Li ha salvati, molto probabilmente, il fatto di essere “veloci e robusti fisicamente” oltre a disporre di Gps con la mappatura del tracciato che ha consentito loro - nonostante il repentino peggioramento del tempo - di individuare la via più rapida e sicura per raggiungere la capanna Vignettes. Gli austriaci erano al rifugio quando lunedì mattina hanno visto arrivare gli elicotteri, levatisi in volo da Sion, per soccorrere gli italiani. Ma per cinque di loro non c’erano più nulla da fare; altri due sono morti in ospedale.













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