Matteo, 650 km a piedi da Bolzano a Roma in memoria dell’amico 

L’impresa. Lungo il percorso ha raccolto 9.500 euro per la ricerca contro i linfomi


Alexander Ginestous


Bolzano. Un’avventura durata 18 giorni, partita da Bolzano e terminata a Roma, all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Seicentocinquanta chilometri percorsi attraversando in lungo e largo l’Italia con un obiettivo tanto importante quanto nobile: raccogliere più fondi possibili da destinare alla lotta ai linfomi nei bambini.

È questa l’incredibile impresa compiuta dal giovane Matteo Luddeni, militare in servizio al 4° reggimento Aviazione Esercito “Altair” della nostra città, che ha deciso di partire zaino in spalla, trascorrendo così le sue ferie. Con un particolare da sottolineare: l’intero percorso è stato fatto completamente a piedi. «Ero arrivato ad un punto della mia vita in cui ho sentito il bisogno di staccare da tutto e prendermi del tempo per me. Ho deciso di impiegarlo per aiutare il prossimo», racconta Luddeni. Dietro all’impresa del venticinquenne, originario di Lariano vicino a Roma e bolzanino d’adozione, c’è però molto di più. Tramite questo cammino, Luddeni ha voluto onorare la memoria di un suo caro amico deceduto proprio a causa di un linfoma, evento che lo ha colpito profondamente.

La raccolta fondi

Il giovane ha così deciso di aprire una raccolta fondi tramite l’applicazione gofundme che ha raggiunto numeri inaspettati: «L’obiettivo iniziale era quello di raccogliere 1.000 euro da donare all’Ospedale. Non mi sarei mai immaginato di riuscire a raggiungere la quota finale di quasi 9.500 euro».

L’affetto della gente

Un’avventura documentata giorno dopo giorno sui suoi canali social, diventata immediatamente virale, spingendo così molte persone a contribuire alla sua iniziativa e ad aprirli le porte di casa, ospitandolo durante le sue tappe in giro per l’Italia e motivandolo a non fermarsi. «L’affetto ed il calore che mi hanno dimostrato le persone lungo il mio percorso mi ha colpito molto. Anche se ero un estraneo, una volta raccontata la mia storia, sono stato trattato come fossi uno di famiglia, una cosa rara al giorno d’oggi», racconta emozionato. Un cammino che lo ha visto affrontare qualsiasi condizione atmosferica, qualche giorno di digiuno, poco riposo e molta improvvisazione: «Per dormire mi guardavo intorno e sceglievo il posto che mi permetteva di stare al riparo dai pericoli, quasi sempre in tenda. Nonostante ciò, non sono mancate visite inaspettate, come quella di una famiglia di cinghiali che mi ha dato il buongiorno durante una delle tappe toscane».

E poi l’arrivo a Roma, alla sede dell’Ospedale al Gianicolo, con un piede dolorante a causa di una infiammazione al tallone procuratasi a causa degli sforzi prolungati e le lacrime impossibili da trattenere. Un pianto liberatorio alla consegna di un cartellone composto da disegni e dediche dei bambini ricoverati. «Non ci sono molte parole per descrivere come mi sia sentito in quel momento. La soddisfazione per aver completato una sfida cosi impegnativa e l’emozione di vedere i miei cari, oltre all’affetto ricevuto al mio arrivo sono sensazioni che non potrò dimenticare».©RIPRODUZIONE RISERVATA.













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