Indagini

Maxi evasione dell’Iva da 58 milioni di euro: la scoperta della Guardia di Finanza altoatesina

Disposto, nei confronti di 19 persone fisiche e di 20 società, il sequestro del profitto del reato: somme di denaro, disponibilità finanziarie, immobili e auto di lusso, tra cui una Ferrari

IL CASO Tir carichi di birra tra Italia e Austria per evadere l'Iva, tre condannati



BOLZANO. Due anni fa, nel corso di normali controlli amministrativi su alcuni commercianti altoatesini (totalmente estranei alla frode) di materiale da cancelleria e stampanti, i militari della Guarda di finanza di Bolzano si erano accorti che alcuni di loro vendevano prodotti a prezzi particolarmente convenienti. Tanto convenienti da essere fuori mercato e, per questo, assolutamente impraticabili dagli altri rivenditori.

Le Fiamme gialle hanno focalizzato la loro attenzione sulla "dinamica di formazione dei prezzi". In parole povere, hanno voluto capire come mai quegli articoli potessero essere venduti a prezzi tanto bassi. L'indagine, tutt'altro che semplice, s'è conclusa nella giornata di giovedì 26 gennaio con l'esecuzione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 18 persone, indiziate dei reati di associazione a delinquere, finalizzata alla frode Iva intracomunitaria, al riciclaggio e auto riciclaggio.

I militari del comando altoatesino sono entrati in azione alle prime luci dell'alba, in contemporanea ai colleghi dei reparti delle province di Padova, Rovigo, Venezia, Vicenza, Lecco, Bologna, Milano e Roma.

La pista verso Padova
Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e del Gruppo del capoluogo altoatesino sotto la direzione del European Public Prosecutor Office della sede di Venezia, hanno portato a scoprire un'articolata frode architettata da due imprenditori padovani a capo di un'associazione a delinquere di cui facevano parte 30 indagati, grazie a una rete di società con sede nel Triveneto e in numerosi altri Paesi europei.

Trenta erano anche società, intestate a cosiddette "teste di legno", persone indigenti che in cambio di denaro si erano messe a disposizione anche per farsi carico di eventuali responsabilità e finire nei guai. Proprio a loro, infatti, gli artefici della truffa avevano fatto in modo di ricondurre il debito Iva nei confronti dell'Erario, ben sapendo che non avrebbero mai potuto versarla e anche che ogni tentativo di recuperare l'imposta evasa si sarebbe rivelato vano, visto che si tratta di persone senza alcun patrimonio "aggredibile".

Erano state create anche delle società "cassaforte", il cui scopo era nascondere il patrimonio accumulato grazie all'articolata frode. Un tesoro stimato in circa 58 milioni di euro di cui, tra le altre cose, fanno parte una Ferrari, numerose altre supercar e beni immobili di pregio. L'attività di riciclaggio, invece, si traduceva in remunerativi investimenti, sia in Italia che all'estero, nel settore turistico, nel campo della ristorazione, nel campo immobiliare e anche nell'acquisto di cripto-valute.

I provvedimenti
Per due anni, i finanzieri altoatesini hanno condotto le indagini, utilizzando anche sofisticate tecnologie, in collaborazione con colleghi di numerosi stati dell'Unione europea, come Repubblica Ceca, Polonia, Austria, Slovacchia, Olanda e Germania, utilizzando il sistema investigativo unitario della Procura Europea.

Alla fine, il Gip del Tribunale di Padova, su richiesta del procuratore delegato europeo dell'ufficio di Venezia, ha firmato tre misure di custodia cautelare in carcere, otto misure di arresti domiciliari, tre misure dell'obbligo di dimora, quattro misure di divieto ad esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese.

Il giudice per l'indagine preliminare ha anche disposto, nei confronti di 19 persone fisiche e di 20 società, il sequestro del profitto del reato o del suo equivalente, come somme di denaro, disponibilità finanziarie, automezzi e immobili, per un valore complessivo di circa 58 milioni di euro.

Nei confronti di 8 società ancora formalmente operative, la Guardia di finanza sta procedendo al sequestro delle quote societarie. Sono state eseguite anche 30 perquisizioni con l'impiego di oltre cento militari e dei cosiddetti cash dog, le unità cinofile del Corpo specializzate nella ricerca di valuta.

«L'evasione fiscale - sottolinea la Guardia di finanza in un comunicato - costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l'allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l'equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli, in un momento storico, qual è quello attuale, in cui tutti sono chiamati a fronteggiare una grave recessione e una crisi energetica senza precedenti». (P.T.)













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