Mayr-Nusser educatore «Giusto intitolare il liceo»

Comina (Centro per la Pace): insegnò ad avere una coscienza critica sulla storia «Nelle scuole servirà come spunto per rileggere la storia di quel periodo buio»



BOLZANO. «L’intitolazione di una scuola a Mayr-Nusser avrebbe forse avuto più valore prima della beatificazione, ma è sicuramente un’ottima idea, per l’alto valore, non solo religioso ma pure laico, della sua figura. E anche perché lo stesso martire del nazismo fu a tutti gli effetti un pedagogo: coltivò la coscienza critica dei suoi ragazzi. Giusto ispirarsi a lui anche oggi». Lo sostiene il giornalista e filosofo Francesco Comina, del Centro per la pace, autore già nel 2000 di un volume sulla figura del sudtirolese scomodo ora diventato beato.

«Devo fare una premessa», chiarisce Comina. «L’intitolazione del liceo tedesco proposta dall’Anpi e sostenuta dal giornale Alto Adige è ottima. L’intenzione è più che buona: salvaguardare anche la dimensione laica, di impegno civile, evitando di legarlo semplicemente alla dimensione ecclesiale, della fede. Con la consapevolezza però che la scuola è laica. In qualche modo bisogna stare attenti a prendere questa decisione semplicemente sull’onda di un evento, per altro storico, come la beatificazione». Comunque sia, «tra le varie componenti che costruiscono questa eccezionale personalità, ora emersa in maniera così prorompente, da noi individuata già 30 anni fa, un posto di rilievo ha sicuramente quella pedagogica: il grande valore come educatore. Mayr Nusser lo fu e quindi può, anzi deve essere preso a modello. Assunse su di sé la responsabilità di costruire una coscienza critica dei giovani all’interno dell’Azione cattolica. Si trattò di un lavoro culturale, di letture coi ragazzi, incontri nella stube di casa sua dove si rifletteva, si discuteva alla luce sì del vangelo, ma tenendo ben presente la realtà storica contingente. Si creò un gruppo dove si sviluppava la coscienza critica nei confronti della storia contemporanea». Orientare i giovani a leggere criticamente la storia, questo si faceva, a fronte di letture, anche di giornali, e di scritti dello stesso Mayr-Nusser, sempre permeati da una forte vocazione pedagogica: «Esortava a sviluppare il tema della testimonianza, dentro una storia che definiva buia e complessa».

Corretto, giusto, importante è dunque intitolargli proprio una scuola. Ma, secondo Comina, non ci si dovrà fermare a una targa, a un’inaugurazione ufficiale. «L’opportunità da cogliere è questa: marcare in modo più forte la visione critica nei confronti della storia del Sudtirolo. Dobbiamo mettere in campo una vasta opera di lavoro dentro le scuole, tra i giovani, per rielaborare la storia degli anni del fascismo e del nazismo e tutto ciò che questo ha comportato sul piano dell’autonomia di questa terra».

Mayr Nusser è da ricordare anche perché fece scelte controcorrente, disobbendendo all’ordine stabilito in quel tempo. Non optò, ma rimase qui. «Fece opposizione all’idolo di quel momento. Anche dentro la Chiesa ebbe atteggiamenti controcorrente e in qualche modo fu profetico, riscattò le colpe della stessa Chiesa».

Ecco, «oltre che nelle parrocchie e nei gruppi parrocchiali giovanili, anche nelle scuole e pure all’università si dovrebbe ampliare la riflessione critica sulla storia di quegli anni». Mayr Nusser ci può servire per alimentare la ricerca, lo studio e i programmi didattici, che dovrebbero essere rielaborati. «La storia delle Opzioni dovrebbe essere rivista nell’ottica della convivenza». Come ha già detto il vescovo Muser, Mayr Nusser fu scomodo in vita e dopo la morte. «Speriamo resti un beato scomodo, che faccia riflettere. Come il suo omologo austriaco Franz Jägerstätter. O come i ragazzi della Rosa Bianca. Anche a loro si potrebbe, si dovrebbe intitolare una piazza, una scuola».

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