Medici di base, tetto di 1.300 pazienti

La sentenza: il limite nazionale vale anche a Bolzano. Mancano oltre 70 dottori



BOLZANO. Il tetto massimo di circa 1.300 pazienti per ogni medico di base fissato dal contratto nazionale vale anche per Bolzano: questa la decisione della Corte d'appello che ieri ha accolto in parte il ricorso del sindacato Fimmg di Luigi Rubino: ora mancano oltre 70 medici. Spetta ancora una volta alla magistratura dunque dirimere un'irrisolta questione organizzativa in ambito sanitario.

Il braccio di ferro fra i medici di base - ed in particolare con la Fimmg, il loro più rappresentativo sindacato guidato da Luigi Rubino - e l'assessorato provinciale alla sanità era apparentemente di carattere giuridico e ruotava attorno alla prevalenza contrattuale fra quella nazionale e quella locale e su quale organo giudicante dovesse essere competente in materia, se quell'amministrativo o quello del lavoro. Tuttavia dietro questi aspetti strettamente tecnici vi è una questione fondamentale destinata a creare una vera e propria rivoluzione nell'assistenza territoriale: i medici di famiglia, come prevedono i principi nazionali che valgono anche per Bolzano - e questo lo ha deciso ieri la Corte d'appello con il collegio Pichler, Martin e Bonell - dovranno rispettare il tetto massimo per i loro pazienti. Ovvero, tradotto nel concreto, un medico di famiglia non potrà avere più di 1.300 pazienti da seguire.

E per la sanità dell'Alto Adige si apre un capitolo nuovo quanto impegnativo: attualmente in servizio vi sono 270 medici di base per circa 400 mila sudtirolesi, ma, stando alla sentenza di ieri, dovrebbero essere almeno una settantina in più. Che nessuno però, oggi come oggi, sa dove andar a reclutare considerato che già per gli ospedalieri vi è una carenza profonda, spesso incolmabile. Il quesito di fondo tuttavia è: ora i moltissimi medici di famiglia che hanno anche oltre duemila pazienti, soprattutto in periferia, come dovranno fare per rientrare nei parametri?

«Non dobbiamo creare alcun allarmismo - sottolinea il direttore di ripartizione della sanità provinciale Florian Zerzer - anche perché, posto che non abbiamo ancora letto il dispositivo della sentenza, si tratta di una situazione che richiederà inevitabilmente tempo per essere recepita. Insomma nessun medico sarà chiamato dalla sera alla mattina a cancellare, non si sa poi con quale criterio, il numero eccedente dei propri pazienti, così come nessun paziente sarà costretto d'ufficio a cambiare il proprio medico di fiducia. Dovrà insomma essere un'operazione graduale sia con il reperimento dei nuovi sanitari da dislocare sul territorio - scelta che in ogni caso avevamo fatto da tempo proprio per potenziare le loro funzioni - sia con la nuova ripartizione degli assistiti».

Sprizza gioia per la vittoria ovviamente il segretario provinciale della Fimmg, Luigi Rubino: «E' una grande vittoria, anche perché per la prima volta è la magistratura in sede di appello che conferma la prevalenza dei principi della contrattazione nazionale anche in sede locale. E dimostra il grado di profonda impreparazione dell'organizzazione sanitaria provinciale da sempre arroccata su posizioni di rigida tutela dell'esistente, a scapito soprattutto delle giovani generazioni di sanitari. Per i nostri medici di famiglia - conclude il segretario della Fimmg, Rubino - si tradurrà in migliori condizioni di lavoro ed in un vero servizio di qualità ai pazienti rimodulando i rapporti fra assistenza territoriale ed ospedaliera».

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