“Meini” Durnwalder, aspirante Zeller
Il senatore in ascesa volto nuovo della Svp (con Schullian) nella paritetica: «Ma temo che questa stagione sarà meno ricca»
BOLZANO. Squadra tutta nuova in Commissione dei Sei per la Svp. Il consiglio provinciale ha eletto mercoledì il senatore Meinhard Durnwalder, mentre il deputato Manfred Schullian è il candidato che verrà proposto per la votazione in consiglio regionale. Prenderanno il testimone da Karl Zeller, Dieter Steger e Daniel Alfreider. Durnwalder da tempo aveva rivelato il desiderio di entrare nella commissione per eccellenza, il luogo in cui si allarga e rimodula l’autonomia. Così Durnwalder, per gli amici «Meini», uno dei politici in ascesa nella Svp, nipote d’arte, Obmann della Svp pusterese, considerato (con Achammer) un possibile candidato per la presidenza provinciale nel 2023. 42 anni, è un avvocato specializzato in diritto costituzionale.
Voleva fortemente questa elezione, ce l’ha fatta.
«È una grande gioia, come lo sarebbe per chiunque si occupi di diritto costituzionale e autonomia. Mi sono laureato con il professor Roland Riz, la mia tesi è dedicata alla riforma costituzionale del 2001. E grazie a Riz ho potuto seguire diverse cause della Provincia davanti alla Corte costituzionale».
Lasciando stare commissari storici della paritetica come lo stesso Riz e Alfons Benedikter, lei e Schullian per la Svp proseguirete il lavoro di altri esponenti di punta come Brugger, uscito nel 2014, Karl Zeller, che vi è rimasto per oltre venti anni.
«Spero che renderò onore ai miei predecessori e all’incarico. D’altronde tutti hanno iniziato da zero».
Alfreider avrebbe gradito la conferma, ma non è mai entrato in partita. Steger ha rinunciato. Dal vostro punto di vista non è un rischio rinunciare a ogni continuità?
«C’erano più persone interessate e diversi punti di forza per ogni candidatura. La continuità era uno dei temi, certo. D’altronde dopo l’uscita di Riz, anche Brugger e Zeller erano nuovi. Hanno grande importanza le relazioni personali che si riescono a istituire».
È opinione diffusa che la vostra Commissione dei Sei e dei Dodici produrrà meno, rispetto agli ultimi anni.
«Lo credo anch’io. L’ultima legislatura è stata semplicemente d’oro, 22 norme sono state un record assoluto, garantito anche dalla nostra partecipazione alla maggioranza di governo. A Roma ora siamo all’opposizione e dovremo confrontarci con due partiti di maggioranza, che non vanno spesso nella medesima direzione. Dovremo convincerli della validità delle nostre richieste, speriamo di portare a casa qualcosa di interessante, ma immagino che avremo meno norme di attuazione».
Anche perché non resta molto da chiedere ormai.
«Ci sono sempre temi nuovi da affrontare, perché cambia la società e la politica. Nessuno immaginava di occuparsi di orsi e lupi dieci anni fa, invece è uno dei temi in cima alla lista».
Altre priorità?
«Riprendere le norme di attuazione sospese, dalle competenze amministrative su Inps, Inail Agenzia entrate, Agenzia delle dogane e Monopoli. E la toponomastica».
Cosa ne pensa?
«La bozza di norma discussa nella scorsa legislatura può essere un buon compromesso, peccato sia stata stoppata. Non so se con la Lega e il M5S potremo metterci d’accordo, temo che sarà ancora più complicato».
La Commissione dei Sei e dei Dodici ha una importanza enorme e viene criticata da tecnici e partiti di opposizione per l’assenza di trasparenza nei lavori. Come intende muoversi?
«Sicuramente con Manfred Schullian saremo disponibili a presentare in consiglio provinciale il nostro lavoro».
E come risponde a chi sostiene che la paritetica abbia esaurito la propria funzione?
«La nostra autonomia è flessibile e le norme di attuazione sono lo strumento che consentono questa evoluzione. Sarebbe molto più complessa la procedura di revisione dello Statuto, che richiede una legge costituzionale con doppia lettura».
La commissione paritetica contribuirà a rafforzare il suo profilo politico in vista del 2023.
«Non lo faccio per questo. Altri sono più adatti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA