il caso

Mensa gratis, primario scagionato 

L’avvocato Coran: «Il procedimento avrebbe potuto influire sulla conferma dell’incarico del medico, una situazione molto delicata». La sbarra non funziona bene, necessari interventi


Valeria Frangipane


BOLZANO. Era stato accusato di entrare in mensa senza pagare e l’Asl, per fare chiarezza, aveva avviato un procedimento disciplinare al termine del quale ha archiviato il caso. Nel mirino il primario di uno dei sette ospedali dell’Alto Adige, con stipendi medi che viaggiano attorno ai 200 mila euro lordi l’anno, oggi scagionato. I sospetti - rivelatisi infondati - puntavano il dito contro il professionista che con mossa repentina avrebbe più volte mancato di “timbrare” l’entrata alla mensa dell’ospedale, incurante della sbarra.

L’avvocato Francesco Coran - che lo ha difeso - spiega che la Commissione di disciplina Asl, della quale facevano parte, oltre all’avvocato Marco Cappello, le dottoresse Beatrix Eppacher e Tanja Lageder, ha rilevato, in seguito ad un’ istruttoria nel corso della quale sono stati sentiti il responsabile della mensa e due suoi collaboratori, che il resoconto del coordinatore risultava affetto da pesanti inesattezze e incongruenze. In una sorta di evidente pasticcio di orari e date che non combaciavano.

«Risultavano contestate date con regolare timbratura e date in cui il medico non risultava in mensa all’orario indicato nella segnalazione». Nessuno dei collaboratori, sentiti dalla Commissione, è stato in grado di dire con precisione in quali occasioni avrebbe notato lo specialista a pranzo, sempre ricordando che la timbratrice era fuori dalla loro vista.

«La Commissione ha accertato in un sopralluogo - continua Coran - che la sbarra per entrare in mensa si apre indipendentemente dalla timbratura... basta spingerla e, in caso di apertura automatica, possono passare anche più persone prima che si richiuda. Va da sé che il tutto ingeneri confusione sul corretto funzionamento. Per queste e altre ragioni di minor conto, la Commissione ha deciso per l’archiviazione. Il medico in questione, ha accolto con sollievo l’esito anche perché, pur non essendo mai apparso il suo nome, nell’ambiente la notizia era nota a molti colleghi e dipendenti dell’ospedale».

Per Coran al di là dell’importo totale contestato, inferiore a 50 euro, il procedimento avrebbe potuto influire sulla conferma dell’incarico di primario: «Si trattava di una situazione molto delicata, chiarita grazie ad un’istruttoria condotta senza pregiudizi». Quindi il legale avanza consigli. «Sarebbero necessari interventi al sistema di rilevamento delle presenze e al funzionamento della sbarra per non ingenerare equivoci. Sarebbe anche opportuno che in caso di dubbi sulla timbratura il personale intervenisse immediatamente per chiarire eventuali problematiche di timbrature in mensa senza scomodare Sherlock Holmes».

Marco Cappello, coordinatore della commissione di disciplina Asl, dice che è composta da tre giuristi aziendali, abituati a valutare scrupolosamente i fatti che vengono sottoposti di volta in volta, che non si fanno certo condizionare da opinioni personali. «Nel caso in questione non c'era alcuna prova che il primario avesse scientemente aggirato il tornello, anche perché non di tornello si trattava ma di una semplicissima sbarra che si apre al minimo contatto, anche senza timbratura del badge. Siamo andati a verificare e le risultanze sono state molto esplicative, tanto che abbiamo richiesto alla direzione medica di quell'ospedale in questione di sostituire immediatamente il sistema di accesso/controllo in mensa che si è rivelato del tutto inadeguato. Per poter elevare una sanzione disciplinare - chiude Cappello - occorre essere in grado di provare senza tema di smentita i fatti su cui tale eventuale decisione si basa, altrimenti si corre il rischio di emettere un provvedimento giuridicamente contestabile».

 













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