Merano, l'ultimo negozio specializzato nella vendita di articoli militari

Antonio Piconese, 77 anni, ha il suo negozio sulla passeggiata lungo il Passirio. Dal 1967 vende articoli militari e souvenir. Fino a dieci anni fa aveva anche dei dipendenti. Adesso lavora da solo "Perchè gli affari sono sensibilmente diminuiti, da quando il Car è stato abolito"


Ezio Danieli


MERANO. «Il raduno degli alpini a Bolzano? Potrebbe essere l'occasione per lavorare bene, almeno una settimana. Peccato che siamo in un periodo di crisi e quindi la fiducia, diciamo così, è un po' annacquata». Antonio Piconese - 77 anni, nativo di Bolzano ma con origini sul lago di Garda - ha il suo negozio sulla passeggiata lungo il Passirio.

Dal 1967 vende articoli militari e souvenir. Fino a dieci anni fa aveva anche dei dipendenti. Adesso lavora da solo «Perchè gli affari sono sensibilmente diminuiti, da quando il Car è stato abolito nella città del Passirio». C'erano, fino ad una ventina di anni fa, oltre 5 mila militari a Merano che costituivano una vera e propria comunità nel contesto della cittadina.

«Ma poi - ricorda Piconese - hanno eliminato la brigata Orobica e, gradualmente, è venuto meno anche il Car. Adesso sono un centinaio i militari di stanza al 24esimo reggimento di manovra. Gli altri soldati sono in giro per il mondo nelle varie missioni di pace». Il calo di affari per Antonio Piconese è iniziato da quando a Merano non ci sono più le reclute.

«Prima eravano in quattro commercianti - ricorda - a vendere articoli militari. Adesso sono rimasto da solo e faccio anche fatica a far quadrare i conti alla fine di ogni mese. Fino a quando c'era il Car, ogni giovane in servizio di leva prima di passare al reparto passava in negozio per comprare qualcosa. Ogni visita di parenti era l'occasione per vendere qualcosa. Adesso lavoro con i cappelli di ordinanza per i soldati, per i sottufficiali e per gli ufficiali del 24esimo reggimento. Decisamente poco rispetto ai periodi d'oro vissuti anche dal mio negozio».

Ma - nonostante il periodo non proprio semplice - in passeggiata lungo il Passirio, Piconese ha proprio di tutto. Oltre vari tipi di souvenir - ha una vera e propria collezione di affascinanti modelli di macchinine - ci sono oggetti militari di tutte le misure: dalle cartoline con le varie scritte degli innamorati a quelle che ricordano il servizio di leva (come quella con il cappello alpino tipico dei congedanti), dalle penne con lo stemma di Merano, ai foulard con i nomi dei mitici battaglioni aboliti nel corso degli anni; poi mostrine di tutte le fogge oltre ai cappelli con tanto di piuma, alpina ovviamente.

Non c'è un oggetto che non ricordi in qualche modo la naja. Piconese non fa niente per nascondere i suoi (tanti) rimpianti. Ricorda il periodo dei lucchetti sul ponte Teatro: «Che errore è stato toglierli: rappresentavano una tradizione per tanti giovani ed erano diventati un motivo di attrazione per chi tornava a Merano. Allora sì che si vendeva. Poi li hanno tolti e me ne sono rimasti sei dell'ultimo stock di venti che ho acquistato diversi anni fa».

Antonio Piconese (un passato anche di agonista in atletica leggera, passione che coltiva ancora la figlia oltre che i nipoti) è rimasto da solo in negozio. Di recente è morta la moglie («Lasciando un vuoto che non riesco a colmare») è più che mai deciso a continuare la sua professione per almeno altri tre anni. «Poi lascerò il negozio che ho preso nel 1967 dal signor Compostella».

E intanto? «In maggio c'è il raduno nazionale degli alpini. Sarebbe l'occasione giusta per lavorare bene almeno una settimana perchè sono certo che a Merano di "veci" ne arriveranno parecchi. Prova ne sia che già ora gli alberghi sono tutti prenotati sia in città come in val Venosta ed in val Passiria. Ma il problema è che nel frattempo è arrivata la crisi. C'è anche il rischio che gli affari siano inferiori a quello che prevedo. Ma io sono pronto al grande evento, come è sempre stato in tanti anni di impegno. In fin dei conti la mia vita l'ho spesa, tutta o quasi, per soddisfare le esigenze ed i desideri dei soldati. Non ci penso nemmeno a trascurarli proprio in occasione del grande raduno di maggio».

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