Merano: quaranta ettari per la città del futuro

Tre caserme semiabbandonate: saranno cedute dall'esercito alla Provincia


Giuseppe Rossi


MERANO. Quaranta ettari di terreno, qualcosa come 80 campi da calcio messi uno intorno all'altro, inseriti nel cuore della città, tre quarti dei quali completamente da riprogettare per disegnare il futuro di Merano. A tanto ammonta la sfida che nei prossimi dieci anni impegnerà Provincia, Comune, progettisti, tecnici urbanisti, ambientalisti e cittadini. Il futuro di Merano si gioca sul destino dell'areale delle caserme di via Palade, una immensa superficie completamente da riprogettare, che entro il 2020 sarà abbandonata dai militari e consegnata all'uso pubblico, dopo che la Provincia avrà realizzato in tutto l'Alto Adige alloggi per oltre 55 milioni di euro. Un nuovo disegno urbanistico della città da realizzare in totale trasparenza e al riparo dalle speculazioni. Una sfida incredibile da attuare nello scenario di progressivo ritiro dei militari, che in futuro a Merano occuperanno solo, si fa per dire, la caserma Polonio, l'area delimitata dalle mura di cinta e altane che sorge tra via Cavalleria e via Cadorna a ridosso della zona produttiva di Maia Bassa. Dei 40 ettari complessivi, la caserma Polonio ne occupa una decina, mentre la rimanente superficie (30 ettari) è suddivisa tra caserma Rossi e Battisti. Almeno una ventina di ettari passerà alla Provincia, a partire dalla caserma Rossi. Ma non se ne parlerà prima del 2017, anno entro il quale saranno completati gli interventi edilizi promessi e sanciti dai protocolli d'intesa firmati tra Provincia, ministero della Difesa e demanio. Oggi gran parte dei terreni militari, fatta eccezione per la caserma Polonio e per la piazza d'armi della caserma Battisti, si trovano in stato di abbandono. Camerate e palazzine in disuso con porte sfondate, finestre con vetri rotti, vialetti circondati da erbacce alte, tettoie arrugginite. L'area della caserma Rossi, che si affaccia su via Palade e costeggia Borgo Andreina, è quella che si trova nello stato peggiore. Percorrendo in lungo il chilometro che separa l'ingresso della caserma Battisti dal maneggio militare all'estremità sud si entra in una realtà completamente diversa, anni luce distante dalla Merano delle passeggiate e dei negozi. Fino a otto anni fa quelle caserme che oggi giacciono abbandonate erano abitate da centinaia di soldati e di comandanti. La scelta dello Stato di rinunciare alla leva militare e di dotarsi di un esercito di professionisti ha di fatto svuotato la caserma Rossi, che era uno dei più importanti centri di addestramento reclute degli alpini. A regime tra soldati, sottufficiali e ufficiali la caserma era abitata da 1.600 militari, che componevano il battaglione Edolo. Decine di migliaia di ragazzi, molti dei quali provenienti dal bresciano e dal bergamasco sono transitati per via Palade prima di essere destinati al loro battaglione di destinazione. Rispetto alla massiccia presenza di militari che durante il periodo di leva obbligatoria erano presenti in città, ora le truppe alpine si sono ridotte notevolmente, raggiungendo forse un quarto dell'ammontare complessivo. In riva al Passirio è rimasto solamente il 24.mo reggimento alpino di manovra Dolomiti, che con i suoi mezzi e il suo organico, circa cinquecento persone in tutto tra truppa e ufficiali, occupa le caserme Battisti e Polonio. Alla caserma Battisti trovano posto il comando, il ricovero mezzi e un paio di caserme truppa. Alla Polonio invece sono depositati materiali mentre due palazzine sono impegnate per ospitare i militari di truppa. Proprio queste due palazzine saranno ristrutturate il prossimo anno a cura della Provincia. A lavori ultimati l'unica caserma che rimarrà occupata sarà la Polonio. Quasi la metà del personale si sposta tra Libano e Afghanistan come forza cuscinetto nell'attività di peace-keeping. (1/ segue)

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