Mercatino, bar e ristoranti fanno bingo

I turisti spendono gran parte del budget in cibo e bevande. Negozianti delusi: si sente la mancanza di Campofranco


di Alan Conti


BOLZANO. È un Mercatino di luci ed ombre. Stavolta l’atmosfera natalizia non c’entra ma, molto più concretamente, si guarda agli affari di esercenti e commercianti che lavorano nella zona di piazza Walther e del centro. È il loro, insomma, il polso giusto per valutare l’indotto della manifestazione.

«Non possiamo essere soddisfatte - commentano le sorelle Paola e Lorenza Bussolon della profumeria coiffeur Fernando - perchè i turisti non entrano nel nostro locale. Non solo, i bolzanini in questo periodo si guardano bene dal venire in piazza Walther e noi ci troviamo spiazzate». A fare la differenza, però, è anche il prodotto commercializzato: alcuni sono più tagliati per un turismo mordi e fuggi. «Io ho la fortuna di vendere la tipologia di merce giusta con le borse - conferma soddisfatto Peter Haller, titolare della pelletteria Pierre - che sono un regalo semplice. Ho un altro negozio di scarpe e lì, per esempio, è più difficile vendere perchè una calzatura ha molte più incognite. In generale, però, siamo molto contenti del Mercatino». Soddisfatti sono anche Franco Collesei e Paolo Gadotti del Walther’s. «La gente viene sempre e i locali si riempiono. La chiusura di Campofranco ha disorientato e indispettito molti turisti, ma per noi è stata un vantaggio perchè, di fatto, rimangono in piazza. Facendo una riflessione generale, invece, va detto che la pista da ghiaccio al parco della Stazione è stato un colpo di genio: ricorda il Trump Rink di New York. Il Mercatino di Bolzano, però, sta perdendo terreno dalla concorrenza di Merano e delle altre città. Il Bosco Incantato manca e forse stiamo rimanendo troppo ancorati al tradizionale Mercatino immutabile». Spostandosi sull’altro lato della piazza, da Camicissima, si torna alle difficoltà del commercio. «Clienti ce ne sono pochi - spiega Wiam Ennaimi - perchè i turisti non entrano. Rimangono in piazza, spendono per mangiare o per bere ma non effettuano altri acquisti. Rispetto alle scorse edizioni, inoltre, trovo che l’affluenza sia leggermente calata». «Chi viene al Mercatino - ci spiegano alla gioielleria Bonetti - difficilmente decide di spendere tanto nei negozi. Pagano il viaggio, cibo, bevande e poi valutano alcuni “pensierini”. Per negozi come i nostri non è un vantaggio e per questo noi abbiamo tenuto chiuso le prime due domeniche».

Grande lavoro, intanto, al ristorante Paulaner di via Argentieri: «In un sabato sera, dalle 18 alle 24, arriviamo a servire quasi un migliaio di persone» spiega il titolare Christian Zanella. «Il Mercatino è un evento che va pensato e programmato, non si può improvvisare. Io passo praticamente tutto il mese di novembre a stilare un menù che sia tradizionale, completo ma anche veloce per la cucina. Devono essere piatti che permettono rapidità. In questo periodo mi avvalgo di quattro collaboratori aggiuntivi per il ristorante». Scuote la testa, infine, Silvio Pegorer della trattoria Da Silvio: «Il Mercatino non ci sta aiutando. I turisti non si fermano e la clientela non aumenta».

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