Mercato generale, a rischio 150 dipendenti

I 34 operatori: «Ci avevano promesso una nuova sede nell’areale ferroviario. Abbiamo visto le mappe: non è prevista»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Il mercato generale dei Piani verrà messo in liquidazione su iniziativa del Comune. Il tempo delle indiscrezioni è durato soltanto una settimana. Lo ha scritto nero su bianco il vice commissario delegato Hermann Berger: si farà tutto entro il 2019. Sgomento, rabbia ed estrema preoccupazione fra i 34 operatori ospitati nella struttura dei Piani. Danno lavoro a oltre 150 dipendenti, sviluppano un fatturato (a oggi in crescita) di 30 milioni di euro, e ora li si vuole costringere alla chiusura. Il tutto per lasciare spazio al futuro nuovo areale ferroviario. Al posto di fruttaroli, verdurai, pescivendoli, enobotteghe, fiorai e supermercato della Coop, passeranno i nuovi binari del treno.

Pare si abbia una gran fretta di cacciare il mercato generale, senza però aver prima trovato un luogo dove trasferirlo. La politica, nel 2013, aveva promesso: state sereni, avrete una nuova struttura all’interno dell’areale. Nei giorni scorsi però - dopo aver saputo, leggendo il giornale, dell’intenzione municipale di liquidare la spa - l’Unione operatori del mercato generale si è fatta consegnare copia delle mappe dell’areale predisposte dall’architetto Boris Podrecca. Nelle quali, con sgomento, si è scoperto che non c’è alcuna traccia di un nuovo mercato.

«Non siamo mai stati informati o coinvolti da nessuno», commenta la presidente dell’Unione operatori Verusca Nicolao, titolare di OrtoBolzano srl, una delle 34 attività all’interno del mercato generale. «Gli operatori adesso si vedono crollare il mondo addosso. Che ne sarà delle nostre aziende? Perché tutta questa fretta nella messa in liquidazione. Che interessi ci sono?» Nel marzo 2013, il sindaco e l’allora assessore all’urbanistica prevedevano uno sviluppo della struttura con lo spostamento nel nuovo areale ferroviario. «Solo ora - prosegue Nicolao - sappiamo che per due anni ci sono state riunioni per la spartizione dei lotti dell’areale senza che nessuno di noi vi partecipasse. Perché non ci hanno invitato? Ora non ci sono più aree e addirittura mettono in liquidazione il consorzio». Per la prima volta, «vediamo la pianta dell’areale con i lotti già delimitati e assegnati. Questo almeno ci è stato detto». Il consorzio, e in particolare l’unione operatori, ritiene che «il mercato generale sia una ricchezza per la città, come ci conferma l’affetto manifestato dalle migliaia di clienti che ci stanno dando la loro solidarietà dopo che hanno letto sul giornale della prevista chiusura». L’Unione operatori si aspetta un ripensamento, anche con l’aiuto del vicepresidente della Provincia Christian Tommasini, il quale nel 2013 aveva ribadito che questa struttura andava mantenuta.

«Cercheremo di opporci in tutte le maniere, coinvolgendo le forze politiche, con l’appoggio anche dei cittadini». Verrà avviata pure una raccolta firme.

La missiva del Comune però, protocollata il 19 aprile e spedita via posta elettronica, lascia pochi dubbi. Anzi, nell’ultima frase il commissario tiene a concludere: «La questione andrebbe auspicabilmente risolta entro il 13 maggio». Una lettera estremamente tecnica, burocratica, algida. Si citano leggi su leggi. Si parla della necessità di valorizzare, riordinare e razionalizzare il sistema delle partecipazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni. Si vuole ridefinire e riposizionare l’intervento pubblico nel settore della produzione di beni e servizi, vietando lo svolgimento di tali attività per il tramite di un veicolo societario, laddove le stesse non risultino strettamente necessarie per il proseguimento delle proprie finalità istituzionali ecc. ecc. Nello specifico si può leggere: «Il consorzio per la realizzazione e la gestione del mercato generale spa non è indispensabile né rispetto agli obiettivi che rientrano nelle finalità istituzionali del Comune né rispetto ai mezzi dell’amministrazione comunale stessa». Ergo, si liquida. Entro il 31 dicembre del 2019.

A meno che non si trovi (e subito) il modo di dismettere le partecipazioni di quote azionarie detenute da parte dei soggetti pubblici coinvolti nella spa...

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