«Mia figlia è arrivata a mangiare solo una carota al giorno»

La battaglia di una madre per combattere l’anoressia «I sintomi della malattia quando aveva 13 anni»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Mia figlia ha 14 anni, frequenta la prima superiore ed è anoressica dal novembre 2014»: il racconto di questa giovane mamma altoatesina - che lavora nel sociale - fa venire i brividi ma dimostra anche grande coraggio. L'adolescente in questione è arrivata a pesare 39 chili (è alta 163), sei in meno del peso normale, ed ha già trascorso diversi mesi tra centri specializzati, come Bad Bachgart a Rodengo, e reparti ospedalieri, come quello di pediatria a Bressanone.

Nel momento più difficile, quando mangiava solo una carota per cena, i genitori hanno temuto il peggio, complici una serie di disturbi cardiaci legati alla malattia. Anche adesso le crisi sono periodiche e arrivano quando meno te l'aspetti. Possono durare una settimana, come un mese. E la vita dell'intera famiglia resta sospesa, in attesa che tutto si normalizzi. L'unica richiesta, per concederci questa intervista (ottenuta grazie alla mediazione di Infes, il centro per disturbi del comportamento alimentare di Bolzano ndr), è stata la garanzia dell'anonimato. La ragazzina vive in un paese di una vallata altoatesina, ma studia in un liceo di Bolzano. E ha talento. A scuola è seguita ed è tra le allieve più brillanti della sua classe.

Quando ha scoperto che sua figlia era anoressica?

«Era ancora alle medie, nel novembre 2014. Dopo un breve periodo di ferie non voleva più tornare in classe. Non aveva più il solito appetito e questo ci ha insospettito».

Dalla scuola non avete avuto segnalazioni?

«No, anche perché mia figlia non ha mai avuto problemi di rendimento. Anzi. Praticava anche sport».

Anche a livello agonistico?

«Sì, amava nuoto e danza».

Quando ha avuto la prima crisi ha perso peso?

«È passata da 45 a 39 chili in un mese. E non voleva più tornare a scuola. Abbiamo subito richiesto un supporto psicologico per cercare di capire come comportarci».

Vi ha fatto capire che aveva problemi a rapportarsi con qualche compagno?

«Sì, con qualcuno non si trovava bene».

Ritiene che a farla stare così male possano essere stati anche episodi di bullismo?

«Non posso escluderlo. Abbiamo però deciso di non denunciare la cosa anche perché viviamo in un paesino. Nostra figlia, poi, è tornata regolarmente in classe, ha concluso l'anno, ottenendo il diploma di terza media».

Le hanno fatto bene i due mesi trascorsi a Bad Bachgart?

«Sì, ci è stata tra giugno e agosto 2015 e poi ha iniziato il liceo».

Sua figlia ha gli amici?

«Quando sta bene si comporta come una ragazza normale. Va fuori, si diverte. Quando ha uno dei suoi attacchi e diventa più debole, le cose cambiano. Anche a casa per noi».

Ha scatti d'ira causati dall'anoressia?

«A volte si arrabbia con noi perché non si sente capita e noi ci arrabbiamo con lei. Se lei sta male, sta male tutta la famiglia. Io, mio marito e l'altra mia figlia. Quando sta bene siamo una famiglia felice».

Avete ancora paura?

«Sì, ma combattiamo ogni giorni assieme a lei. Non è facile ma lo facciamo con tutte le nostre forze e l'aiuto di persone esperte. Che ci stanno vicino».

Gli specialisti le hanno detto quanto ci vorrà per guarire?

«È difficile fare pronostici. Ma siamo sicuri che tornerà sana. È una ragazza intelligente e determinata e, quando ha toccato il fondo, ha avuto paura di non farcela. Ora è alla ricerca del suo equilibrio».

Che messaggio vuole dare a chi si trova nella sua situazione?

«Di rivolgersi subito ad uno specialista. E di parlare, sempre, della malattia in modo aperto. Sono in pochi, purtroppo, oggi a farlo».













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