«Mia figlia lotta per vivere»

Il papà di Annalena: «Ringrazio l’uomo che le ha tenuto la mano. Mirsian, un ragazzo d’oro»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Annalena Desaler ha perso un rene e la milza, ma è stata salvata. Dopo oltre due ore di sala operatoria, i medici del San Maurizio hanno scongiurato un collasso polmonare e lottato contro una carotide pericolosamente lesionata, e sono riusciti a tenerla in vita, ancora in condizioni gravi e sotto stretta osservazione, ma viva.

L’impatto con la betoniera è avvenuto col lato sinistro del corpo, e inizialmente esisteva il pericolo reale che anche il polmone da quel lato fosse stato messo fuori uso dall’incidente, poi fortunatamente l’allarme è rientrato. Annalena è ancora in terapia intensiva, tenuta sotto sedativi dai medici per evitarle dolori atroci, ma non abbastanza forti da fare in modo che si addormenti. Di tanto in tanto la somministrazione degli antidolorifici viene interrotta e lei emerge appena dal dormiveglia, per poi tornare nel limbo che la tiene al sicuro.

«Ero lì vicino a lei con mia moglie e l’altra figlia - racconta Hans Desaler, il papà di Annalena - quando ha avuto uno di questi momenti di veglia parziale, le ho parlato e lei mi ha guardato, credo che mi abbia riconosciuto, poi i medici hanno di nuovo aumentato il dosaggio per farla dormire». Hans Desaler cerca di tenere i nervi saldi, anche se ogni tanto la voce si spezza, «Stavano andando in palestra - racconta - ci andavano quasi tutti i giorni a quell’ora: avrebbero dovuto allenarsi per un paio d’ore, poi sarebbero tornati a casa dalla sorellina di Mirsian, e avrebbero mangiato una pizza». Il papà, come sempre, sarebbe partito da Terlano in serata, e sarebbe andato a riprenderla per portarla a casa.

Lunedì scorso questa routine si è spezzata addosso ad una betoniera. Mirsian Nergjoni e Annalena Desaler erano in sella ad una «Ninja» diretti verso la palestra, ma arrivati all’imbocco di Ponte Resia una betoniera, che arrivava dalla zona industriale e svoltava a sinistra in via Lungo Isarco Destro, si è parata loro davanti. «Ho sentito tante persone - racconta il papà di Annalena - e letto tanti commenti cattivi, qualcuno ha detto che la moto andava a 180 all’ora, sono tutte stupidagini». Secondo alcuni testimoni, racconta Hans, la moto avrebbe avuto al massimo una quindicina di metri di rincorsa, prima dell’impatto. Poi il buio, e le sirene.

«Vorrei conoscere l’uomo che ha tenuto la mano di mia figlia per tutto il tempo - afferma Hans Desaler - vorrei stringergli la mano e ringraziarlo di persona per il suo gesto carico di umanità». Quell’uomo indossava un maglione nero, aveva una borsa nera a tracolla ed è stato affianco a Annalena per tutto il tempo dei soccorsi, e l’ha accompagnata fino all’ambulanza.

Intanto le lacrime per Mirsian continuano a scorrere, e si trasformano in fiori e messaggi di addio legati al lampione all’inizio di ponte Resia. Il ragazzo aveva perso la mamma da poco, e tornerà vicino a lei con la sepoltura. Il funerale è previsto per venerdì alle 11 del mattino con rito civile, poi il feretro verrà portato al cimitero di San Giacomo.

«Era un ragazzo d’oro - la voce di Hans Desaler si spezza al ricordo - si dava tanto da fare, dopo la morte della mamma aveva assunto il ruolo di tutore della sorellina, lavorava e cercava di essere un uomo per bene». Molto più maturo di un ragazzo della sua età, generoso ed onesto, e innamorato di Annalena. «Quest’estate erano stati un mese in Albania insieme, per farla conoscere a suo padre; lei era contraria alla nuova moto: aveva venduto quella che aveva per farne un’altra, e Annalena gli diceva di lasciar perdere, ma lui aveva questa passione e non aveva voluto sentire ragioni».

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