«Michele, fratello per sempre»

Bolzano. “Sei andato via su ciò che ami, come fanno i grandi”. Spray rosso su un lenzuolo grande, bianco, dal ponte guarda la casa dove viveva Michele. Su quel lenzuolo si raccoglie il dolore della...


Sara Martinello


Bolzano. “Sei andato via su ciò che ami, come fanno i grandi”. Spray rosso su un lenzuolo grande, bianco, dal ponte guarda la casa dove viveva Michele. Su quel lenzuolo si raccoglie il dolore della sua famiglia e dei suoi amici, si piangono le lacrime di una morte che non doveva esserci. «Michele!». L’urlo di una mamma perfora il silenzio del cortile, lo ghiaccia in un pianto sommesso. E le parole non ci sono più.

L’incidente sull’arginale.

Michele Torcaso è morto a una manciata di giorni dal suo diciottesimo compleanno. Sabato, intorno alle 12.30, si era appena immesso nell’arginale con la sua Ktm 125 Duke discendendo dalla rotatoria di ponte Roma. Corsia sulla sinistra, sul lato del Twenty, dove il traffico era più intenso. Ha provato a spostarsi verso la corsia di destra per poi imboccare ponte Palermo, ma a quel punto da destra è sopraggiunta una Volkswagen Passat che ha intrapreso la manovra opposta, l’immissione sulla corsia di sinistra. Per evitare un impatto con l’automobile il motociclista 17enne per un momento ha abbandonato l’idea di spostarsi verso destra, ritenendo più saggio farlo non appena la situazione fosse tornata sicura. Un momento, e il controllo sulla sua Ktm gli è sfuggito. La moto si è schiantata sul palo tra l’arginale e la stradina usata dai fornitori del centro commerciale. Michele Torcaso è stato sbalzato sull’asfalto, mentre la moto scivolava in direzione della rampa che porta ai magazzini. I soccorsi sono stati vani.

Fratelli di cuore.

Ieri, il giorno del silenzio. Sguardi smarriti e occhi gonfi fin dalla messa nella parrocchia della Visitazione alle 9 di mattina. Poi nella via che costeggia ponte Palermo, dove Michele viveva insieme ai genitori e alle due sorelle. Sotto il ponte, a preparare lo striscione per lui, frasi sommesse che definire “chiacchiericcio” sarebbe troppo. «Questi ragazzi sono tutti figli miei. Composti, uniti. Frequentano scuole diverse, praticano sport diversi, ma in qualche modo sanno come farsi forza l’un l’altro. Forse la loro generazione non è molto ascoltata, ma questi ragazzi hanno molto da dare». Evelina Telch conosce bene il gruppo. Conosceva Michele, amico di suo figlio: «Era un ragazzo d’oro, sempre sorridente. Lavorando come portapizze da Mino, in via Fago, era riuscito a mettere da parte i soldi per comprarsi la moto. Era un ragazzo in gamba».

Il dolore.

Su Spotify Michele amava ascoltare una canzone, “Sogni di carta”. Per accompagnare lo striscione appeso da ponte Palermo ieri mattina i suoi amici avrebbero potuto scegliere quella. E invece no: «Ci voleva qualcosa che fosse apposta per Michele, che fosse originale, una canzone solo sua», dice Simone Nachira, amico fraterno fin dalle scuole medie. Ne ha scritta una lui, è quella la colonna sonora di una domenica che annega nel pianto e nelle grida dentro la testa. «Ragazzi come noi non moriranno mai», la voce di Simone per Michele. «Tu resta insieme a noi, so che non te ne andrai mai. Un fratello è per sempre. Ti amo da morire».

Nel cortile, una settantina tra amici e parenti a salutare l’anima di Michele. «Michele! Michele!», la voce della sua mamma graffia l’aria livida, nessuno respira più. Sotto le mascherine le guance si rigano. I ragazzi si guardano piano. Sono amici, si conoscono, a occhi chiusi – come avrebbe fatto Michele – sanno ritrovarsi l’un l’altro. Mentre la famiglia del giovanissimo studente del Galilei torna in casa piegata dal male, trenta ragazzi e ragazze si avvicinano in una fila lunga lunga sotto lo striscione appeso al ponte. Non servono cose come “un minuto di silenzio”, anzi, dirlo o chiederlo saprebbe di cerimonia. Tutto quel che c’è è l’amore per Michele, non serve nient’altro.

Dicembre morde la pelle. Nel pomeriggio il gruppo degli amici torna lì, dietro il Twenty. Per terra aggiungono lumini ai lumini, fiori e lettere ai fiori e alle lettere di sabato. Al palo dello schianto, la foto di una serata felice. Nastro adesivo doppio, forte, perché Michele non voli via come un soffio di vita perso sulla linea bianca tra due corsie.













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