Minnei: «I voti? Spesso sono traumatici»

La Sovrintendente difende la proposta del disegno di legge: «L’ultima parola spetterà ai singoli istituti»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Ci sono due scuole di pensiero: chi preferisce i voti e chi invece ritiene che, soprattutto in certe fasi della vita dello studente, sia preferibile il giudizio in quanto meno secco, meno traumatico. Addirittura ci possono essere casi in cui la cosa migliore è formulare la valutazione sul biennio, invece che a fine anno scolastico. Per queste ragioni si è deciso di inserire nel disegno di legge provinciale, che recepisce la “Buona scuola”, diverse possibilità per valutare il rendimento di uno studente». Così Nicoletta Minnei, sovrintendente scolastica, spiega la decisione di rottamare la vecchia pagella. Decisione su cui il consigliere Alessandro Urzì, che ha già presentato una mozione, annuncia battaglia in consiglio provinciale.

Chi deciderà alla fine?

«È una possibilità che si dà alle scuole, le quali in piena autonomia potranno decidere se mantenere l’attuale sistema di valutazione basato sui voti, oppure optare per i giudizi o, terza possibilità, posticipare di un anno la valutazione».

Ma questa possibilità è prevista dalla “Buona scuola” ?

«No. Abbiamo deciso di inserirla noi nell’ambito di un modello scolastico che diventa sempre più flessibile e valuta le competenze dello studente, tenendo conto di più fattori. Serve però l’ok del Ministero».

In che scuole potranno essere operativi i nuovi criteri di valutazione?

«Nelle scuole primarie (elementari), secondarie di primo grado (medie), secondarie di secondo grado (superiori). In quest’ultimo caso però chi sceglie di sostituire i voti con i giudizi, potrà farlo fino al quarto anno, visto che in quinta c’è la maturità».

Oggi il voto della maturità tiene conto anche dei voti del triennio (crediti) ed è importante per l’accesso all’università. Ciò come si concilierà con un sistema di valutazione basato sui giudizi?

«Si troverà il modo, non siamo entrati nel dettaglio».

Fino a pochi anni fa c’erano i giudizi, perché poi si è deciso di tornare ai voti?

«Perché - lo ripeto - ci sono diverse scuole di pensiero».

Non è che si sia tornati ai voti, perché sono la cosa più chiara e immediata?

«Certo che un voto è chiaro, ma un giudizio ti consente di dare una valutazione più completa di quelle che sono le competenze dello studente».

E il giudizio rinviato di un anno, come funzionerà?

«Ci potranno essere dei casi in cui, tenendo conto anche del processo di crescita dello studente, la scuola potrà fare una valutazione biennale».

Ciò significa che uno saprà se ha superato il primo anno solo l’anno successivo?

«No, lo saprà prima evidentemente».













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