Mohamed «strega» Cracco e diventa chef dai sapori interetnici 

Sua la 4a edizione italiana del noto reality tv culinario «È stata un’emozione unica e ho capito molte cose su di me»


di Leonardo Omezzolli


BOLZANO. Una notte ricca di emozioni per Mohamed Lamnaour che ha sbaragliato la concorrenza conquistando la finale della quarta edizione italiana di Hell’s Kitchen vincendo l’ultima puntata del reality culinario andata in onda la sera di martedì sulle reti Sky. Tre i finalisti, tutti preparati e agguerriti, ma solo Mohamed è riuscito a sbalordire gli ospiti in sala oltre che allo stesso Carlo Cracco con un menù altoatesino contaminato da spezie marocchine espressione del mix culturale del bolzanino 31enne nato in Marocco ma cresciuto a Laces in val Venosta e figlio degli insegnamenti della scuola alberghiera Ritz di Merano.

Mohamed, si ricorda ancora il momento della vittoria?

«Impossibile da dimenticare. È stata una grandissima emozione, fino all’ultimo avevo il cuore in mano, sapevo che oltre il vetro c’era la mia famiglia. Quando si è aperta la porta la tensione se ne è andata all’istante ed è esplosa una gioia immensa».

Durante la trasmissione si sentiva sicuro delle sue creazioni?

«Ho presentato un menù altoatesino ed ero sicuro dei miei piatti, del mio territorio e della materia che presentavo. Adesso posso dire di essere orgoglioso del mio percorso e di quello che ho fatto in finale».

Dopo l’esperienza a Hell’s Kitchen a cosa si è dedicato?

«Dopo il programma ho intrapreso un viaggio in Marocco di un mese e mezzo alla scoperta delle spezie per approfondire come vengono utilizzate e come si rapportano con le varie pietanze. Tornato in Italia ho iniziato a cercare un ristorante che abbia la mia idea di cucina, quella della contaminazione, una cucina italiana contaminata con le spezie marocchine»

Sta quindi pensando al suo futuro da chef?

«Voglio portare avanti questo concetto di cucina italiana innovativa e ricercata, dove contaminare le tecniche nazionali con alcuni viaggi e sapori che possono rappresentare il Marocco. Mi stanno arrivando molte richieste. Non è facile trovare un ambiente dove essere libero di sperimentare una nuova cucina».

È il sogno nel cassetto?

«Sono dell’idea che bisogna mettere in pratica ciò che si impara. Il sogno nel cassetto sarebbe quello di portare in Marocco una cucina europea contaminata e diffonderla in varie parti del mondo e perché no, anche in Alto Adige».

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