Monocromo, i pretesti di Vittone

L’artista si allontana dall’idea di una pittura a colore unico dalla valenza universale



Da domani 7 luglio la project room di Museion ospita l’artista Luca Vitone con “Monocromo Variationen”, il progetto speciale che si estende nell’intero piano terra del museo. La scelta di Passage, la “piazza coperta” di Museion, per la presentazione delle opere di Vitone è in piena sintonia con la pratica di questo artista e con la sua particolare sensibilità nel misurarsi con i luoghi.

Tra le 18 opere in mostra Vitone espone infatti un nuovo lavoro su Bolzano, “Rogo”, un film in 16 mm realizzato all’inceneritore cittadino. “Monocromo Variationen” offre inoltre una panoramica sull’opera dell’artista genovese e sulla sua ricerca sul monocromo, iniziata fin dagli anni Ottanta. Sarà possibile rivedere anche “Le ceneri di Milano”, 2007 un’opera di grande formato dalla collezione Museion.

La pittura monocroma - ovvero un quadro realizzato in un colore unico - vanta una lunga tradizione e percorre trasversalmente molte correnti artistiche del ‘900 e della pittura contemporanea.

Nel monocromo, definito anche non-pittura o il grado zero della pittura, si risolve il conflitto tra immagine e astrazione, tra opera e idea, tra visibile ed invisibile.

I monocromi di Vitone sono però l’opposto di una pittura legata alla pura forma o metafisica. Per l’artista il monocromo è un “pretesto” per instaurare una relazione specifica con un luogo, per riflettere sulla sua identità. Vitone si allontana così in maniera sottile, ma netta, dall’idea di una pittura monocroma dalla valenza universale, slegata da ogni riferimento particolare.

Il nucleo di opere “L’invisibile informa il visibile”, 1998, è costituito, ad esempio, da carte geografiche girate al contrario e appese al soffitto, che il visitatore deve quindi osservare a testa in su. A prima vista semplici monocromi bianchi, ad uno sguardo più attento le opere rivelano la trama del territorio rappresentato – quasi una metafora di un atteggiamento auspicabile nei confronti di una cultura e di un luogo: non arrestarsi alla superficie, ma oltrepassarla.

Lasciare che un luogo si “autoritragga”, facendo depositare sulla tela le ceneri e le polveri che lo abitano: da quest’idea nasce la serie le “Ceneri di Milano” (2007), composta da ceneri di termovalorizzatori su alluminio. Tutti gli elementi impiegati da Luca Vitone, al di là della loro apparente volatilità, sono intrinsecamente “espressivi”: ceneri e polveri sono elementi impalpabili e dal forte potere connotativo. Parlano dell’impatto atmosferico di un luogo, ma anche degli assenti, dei morti. Anche zafferano e vino sono altamente deperibili e fortemente legati a un luogo specifico, a un territorio che li rende riconoscibili e peculiari.

Oggi alle ore 19.30 l’inaugurazione della mostra che prosegue fino al 16 settembre 2012.













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