Monumento: il 27 giugno apre il museo

Vertice col prefetto: la commissione Provincia-Comune troverà la soluzione per depotenziare il bassorilievo con Mussolini


di Paolo Campostrini


BOLZANO. E' l'immagine della nostra piccola Yalta: Elisabetta Margiacchi seduta tra Kompatscher e Spagnolli. Perché la pace è disegnata da loro: lo Stato, la Provincia e il Comune. La guerra è finita, ci sono solo da spegnere gli ultimi fuochi. Il monumento e il duce in groppa al suo cavallo smettono di dividere il mondo in due. Anzi: il loro depotenziamento correrà insieme, senza che l'uno interrompa quello dell'altro. E' il commissario del governo a parlare per tutti: «Il 27 giugno il museo nella cripta della Vittoria sarà inaugurato. E lo farà il ministro Franceschini».

Chiuso il primo fronte, Spagnolli e Kompatscher fanno altrettanto col secondo: "Nel frattempo la stessa commissione paritetica Provincia-Comune che ha definito il percorso per storicizzare il monumento studierà una soluzione per fare altrettanto col bassorilievo di Piffrader. E quando inaugureremo la cripta avremo pronta la soluzione".

Resta un dubbio. Scusi, sindaco ma il Landeshauptmann aveva detto: il museo non parte senza che il duce sia depotenziato... "Nessun dubbio. Il nodo non era concludere materialmente la storicizzazione in Piazza Tribunale, ma blindarne la soluzione in contemporanea con Piazza Vittoria. In un mese la commissione la troverà. E potremo iniziare a camminare insieme". I tre, accompagnati dall'assessora Trincanato, anima e mente del museo nella cripta, dovevano starsene chiusi nell'ufficio del duca di Pistoia a palazzo Ducale non più di un'ora. Ce ne hanno messe due. Ma alla fine il risultato è stato un tracciato senza equivoci. Ha detto Spagnolli: "Non pensiate che sia stato facile. Perché non era una questione tra me e Arno. Noi, volenti o nolenti, rappresentiamo due mondi. Che sono spesso in conflitto. Che partono da considerazioni radicalmente diverse. Dobbiamo mettere insieme le questioni e dobbiamo farlo cercando una soluzione il più possibile maggioritaria. Perché, o si resta tutti e due dove si è sempre stati, cioè distanti, o si cerca una strada condivisa".

Eccola la road map. Che tiene insieme le spinte che Kompatscher ha chiaramente avvertito provenire dalla sua base anche cittadina nelle ultime settimane e il progetto del sindaco di chiudere, entro il suo mandato, una guerra incruenta che ha prodotto continue fenditure nella convivenza.

E' una strada che conferma la necessità di togliere ogni peso simbolico al duce di Piazza del Tribunale ma che, nello stesso tempo, non pregiudica il cammino fin qui compiuto per fare altrettanto col Monumento. Ma l'accordo è anche l'immagine, plastica, dei tempi nuovi. Lo Stato media, ma non impone. L'autonomia pretende e non subisce. Ma accetta la condivisione nel metodo. Che, alla fine, diventa esso stesso sostanza. Dice Elisabetta Margiacchi: "Mai, in nessun momento di questa trattativa ci si è mossi nella logica dell'aut aut. Si sono valorizzate le giuste esigenze della popolazione locale, le sue aspettative e le sue sensibilità. Ma le si è coniugate col chiaro desiderio, comune a tutte le capitali europee, di rispettare il patrimonio monumentale che abbiamo avuto in eredità dalla storia. Il nostro compito sarà quello di spiegarne i significati, l'origine e i contenuti con la massima oggettività per consentirne poi a tutti la fruizione".

Parole mai così chiare. Usate per tracciare la rotta in un universo mai così in penombra come quello che attiene al patrimonio identitario di due gruppi etnici divisi da un Novecento che continua a gettare ombre anche nel terzo millennio.

Che il mondo sia cambiato lo fa capire anche Kompatscher: "In questo momento non ci interessava cosa si metterà sopra, davanti o a fianco del bassorilievo. Ma era importante accordarci sul metodo. Se il metodo è corretto, tutti saranno garantiti. E il metodo è corretto". Stessa commissione mista Provincia-Comune che ha dato così buona prova di se sotto il Monumento. "Lavorerà in tempi molto rapidi - assicura Spagnolli - perché i quattro si conoscono e hanno lavorato bene insieme condividendo obiettivi e contenuti del loro incarico." Resta da capire verso che tipo di soluzione si sta camminando.

"I vincitori del concorso di tre anni fa sono stati ritenuti una buona base di partenza" rivela l'assessora Trincanato. E Spagnolli va oltre: "Oggi le tecnologie ci permettono di prefigurare soluzioni non invasive, senza cemento e ferro, ma utilizzando luci e computer grafici. Si possono gettare colori ironici su bassorilievi retorici, togliendo loro quel peso insopportabile. Scrivere frasi che lo storicizzino, altre che lo depotenzino, altre ancora in grado di spiegare".

Insomma, dopo trent'anni percorsi da bombe a gas sul tetto del monumento, marce notturne degli Schützen, legioni di neofascisti con la mano tesa, cerimonie blindate e scontri tra opposti estremismi il risultato è che la pace è arrivata. E che monumento e bassorilievo resteranno in piedi. E che tutti potranno guardarli com'erano non senza avere gli strumenti per osservarli come sono oggi. E capire, attraverso la loro permanenza storicizzata, un poco più di noi. Aspettando il 27 giugno.













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