Morto a tredici anni, interviene anche l’Onu

L’Unhcr ha chiesto alla Provincia l’abrogazione della «circolare Critelli» Indagano Procura e Asl: responsabilità da accertare. Provincia in imbarazzo


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La morte del piccolo Adan, il ragazzino curdo di 13 anni affetto da distrofia muscolare, all’ospedale di Bolzano, dopo un calvario durato una settimana – complice una caduta con la sedia a rotelle mentre si recava alla mensa della Caritas – ha messo in discussione l’intero sistema dell’accoglienza altoatesina. In particolare per le persone vulnerabili: donne, minori, malati e disabili che dovrebbero essere tutelati. Senza se e senza ma. A ribadirlo in una nota, particolarmente dura, diffusa dall’Ansa è anche l’«Unhcr», l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che chiede esplicitamente l’abrogazione della «circolare Critelli». Quest’ultima prevede criteri più severi anche rispetto ad altre province italiane. Nel frattempo indagano anche la Procura di Bolzano e l’Azienda sanitaria con l’obiettivo di accertare eventuali responsabilità a carico di chi ha curato il ragazzino e di chi ha negato l’accoglienza alla famiglia originaria di Kirkuk, che prima di affrontare il lungo viaggio verso la Svezia aveva perso sotto i bombardamenti anche una bimba di 7 anni. Lo stesso Adan, prima di fuggire a Nord, era stato ferito alla schiena.

La Procura. Il procuratore capo Giancarlo Bramante ha spiegato ieri di aver avviato una serie di accertamenti preliminari al fine di accertare come si sono svolti esattamente i fatti, dal momento dell’arrivo del piccolo Adan e della sua famiglia, fino al decesso, avvenuto nella notte tra sabato e domenica scorsi. Per ora non è stato ancora deciso se disporre l’autopsia o meno. Di sicuro ci sarà un riscontro diagnostico, già disposto dall’Azienda sanitaria, di cui si terrà conto nel corso delle indagini. Bisognerà stabilire se il tredicenne curdo è morto per le conseguenze della caduta con la sedia rotelle o per aver dovuto dormire all’aperto - con un fisico già debilitato - nelle prime 48-72 ore dall’arrivo in Alto Adige.

L’Asl: indagine interna sulle cause della morte. Roland Döcker, coordinatore sanitario del Comprensorio di Bolzano, difende la scelta di dimettere il ragazzino prima della caduta che ha reso necessari operazione e ricovero. Adan aveva accusato da subito - come ha sottolineato Sos Bolzano - problemi respiratori e dolori di vario genere. «Il tredicenne - scrive Döcker - è stato ricoverato, il 2 ottobre, per accertamenti, in Pediatria. Gli accertamenti non hanno dato esiti che giustificassero il prolungamento della degenza. Il giovane è stato dimesso il 4 ottobre. La dimissione è avvenuta coinvolgendo l’associazione Sos Bolzano, che ha accolto il giovane e la sua famiglia. Il 6 ottobre Adan si è ripresentato al Pronto soccorso per una caduta che ha reso necessario un intervento chirurgico. Il decorso post-operatorio era regolare, poi c’è stato un peggioramento che ha provocato il decesso, le cui cause sono oggetto di approfondimento». Per l’Asl si è trattato di una «dimissione protetta», ma sono in molti a ritenere che Adan - in quelle condizioni - non avrebbe mai dovuto lasciare l’ospedale.

L’imbarazzo della Provincia: «Istruttoria interna». Arno Kompatscher e Martha Stocker parlano di «drammatica vicenda umana» e promettono massima chiarezza. «Assieme al Comune, al Commissariato del Governo e all'Asl avvieremo le verifiche per capire i motivi che hanno portato a questo tragico evolversi della situazione». Bisognerà capire perché il sistema dell’accoglienza altoatesino non ha funzionato al meglio. Kompatscher si è spinto oltre: «Faremo un’istruttoria interna». Prudente Luca Critelli, direttore della ripartizione provinciale famiglia e politiche sociali. «Parlare adesso non credo giovi a nessuno. Dobbiamo ricostruire con precisione dove si trovava la famiglia nelle diverse giornate dall’arrivo a Bolzano».

Si muove anche l’Onu. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) chiede che vengano chiarite le responsabilità nella gestione dell'accoglienza. Negli ultimi mesi, ricorda l'Unhcr, da più parti è stata segnalata l’illegittimità della «circolare Critelli», sull'accoglienza temporanea di persone vulnerabili. «Un bambino deve essere considerato prima di tutto come un bambino, con bisogni specifici che necessitano di risposte adeguate e tempestive. È una questione morale, ancora prima che legale. Negare l’accoglienza ad una famiglia con quattro figli minori di cui uno con disabilità è inaccettabile» ha detto ieri Stephane Jaquemet, delegato dell'Unhcr per il Sud Europa. Si chiede anche a Provincia e Commissariato di Governo di fare chiarezza per stabilire le responsabilità nella gestione dell’accoglienza a livello locale. Già, perché morire così a 13 anni - in una delle province più ricche d’Europa - è inaccettabile. Questa tragedia dovrebbe indurci a riscrivere, da subito, le regole dell’accoglienza. Almeno per le persone vulnerabili. Come Adan.

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