Morto Gouthier, comunista che amava anche l’autonomia

È stato consigliere provinciale e parlamentare europeo Bertoldi: «Figura chiave». Durnwalder: lo rispettavo molto



BOLZANO. È morto Anselmo Gouthier, uno dei protagonisti della costruzione dell’autonomia speciale. Aveva 82 anni, ed è morto lunedì nella clinica Santa Maria, dove era ricoverato. Fu per quattro volte consigliere provinciale del Pci, dal 1964 al 1979, quando si dimise perché eletto al parlamento europeo. Fu anche componente della Commissione dei 6 e dei 12. Da sempre a sinistra, fu anche segretario del Pci negli anni Sessanta, poi presidente dei Ds. Dopo avere lasciato la politica attiva, continuò a fare vita di partito, fino all’iscrizione al Pd.

I funerali si terranno domani alle ore 15.45 nella cappella del cimitero di Oltrisarco. Gouthier non si sposò mai. «Ha dedicato la sua vita alla politica, inutili i nostri tentativi di appiccicargli qualche amica...», ricorda l’amico e collega di partito Lionello Bertoldi, che descrive così il Gouthier del Pci anni Sessanta: «Lui era socialdemocratico, io ingraiano, ma pensavamo le stesse cose. Collocarci su posizioni diverse era un modo per discutere calorosamente, attività che ci piaceva moltissimo». Nato a Roreto Chisone in Piemonte, Bertoldi ricorda che Gouthier «rivendicava molto la sua provenienza dalla Val d’Aosta». Arrivò molto giovane a Merano e lì crebbe, fino al trasferimento a Bolzano. Avvocato, esercitò poco. Carattere roccioso, Gouthier è stato vissuto nel Pci, poi Ds e Pd come un padre nobile.

Fu consigliere provinciale nelle quattro legislature decisive per la costruzione dell’autonomia con l’elaborazione e l’approvazione del Pacchetto. Come eletto del Pci, Gouthier era all’opposizione e fu una delle figure importanti, tra Regione e Parlamento, che lavorarono per collocare il Pci nella sfera autonomista. «Insieme a Mascagni e il sottoscritto, Gouthier si spese perché il Pci votasse a favore dello Statuto, pur essendo all’opposizione», ricorda Bertoldi, «non fu facile, all’epoca».

Il sottosegretario Gianclaudio Bressa è colpito dalla notizia delle morte di Gouthier: «Abbiamo parlato di Anselmo a cena proprio l’altra sera. È stato una punta di diamante dell’autonomia. Lo stimavo tantissimo, perché era un politico che sapeva guardare avanti, andando oltre gli interessi della sua parte politica. Mi addolora non poter essere a Bolzano per i funerali».

In consiglio provinciale Gouthier si era confrontato con i grandi protagonisti della politica altoatesina, Magnago, Benedikter, Durnwalder, Peter Brugger, Pasquali, Bertorelle, Mitolo, Sfondrini, Zelger, Menapace Dalsass, per citarne alcuni. Luis Durnwalder gli rende omaggio: «Gouthier lo ricordo molto bene. Era di un altro colore politico, ma abbiamo parlato molto insieme. Era diventato un sostenitore dell’autonomia e guardava con rispetto alle nostre tradizioni». Quando venne eletta in consiglio provinciale nel 1998 Luisa Gnecchi scelse Gouthier come sua guida politica: «In quel periodo Anselmo era un po’ defilato, non faceva più politica attiva, ma lo sapevo espertissimo e per me, che arrivavo dal sindacato, è stato fondamentale. È stato il mio punto di riferimento su tutti i temi legati all’autonomia. Era disponibile, affettuoso». Di Gouthier c’è un curioso ricordo di Alexander Langer in un articolo del 1986, intitolato «Come non sono diventato comunista». Vi si racconta del giovane Langer che va a incontrare Gouthier. Obiettivo, intervistare l’allora segretario della Federazione giovanile comunista per conto di «Offenes Wort», il giornale del liceo, perché «mi piacerebbe anche sapere (e far sapere) come sono i comunisti». (fr.g.)

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