Museion, i galleristi con Sgarbi

L’accusa: «Autoreferenziale». La direttrice replica: «La nostra non è una dittatura. E' solo rigore»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Ha letto cos'ha detto Sgarbi del suo Museion? "Fascismo culturale, mi pare. Attenti: parlare di fascismo qui suona male". La direttrice del Museion Letizia Ragaglia guarda le montagne dai vetri del suo ufficio. E risponde: "Non è una dittatura, la nostra. E' semplicemente rigore. Abbiamo fatto una scelta, il contemporaneo. E' un linguaggio difficile, lo so. Ma è quello del nostro tempo". Rieccolo il Museion nella tempesta. Quasi una fortezza Bastiani che aspetta un nemico che c'è e non c'è. Ma Sgarbi ha anche detto: "E' troppo elitario, chiuso in se stesso. Non guarda all'arte di oggi nel suo insieme ma solo a quella che piace alla sua dirigenza". Parole dure. "Tempesta d'estate" come dice la direttrice o un nervo scoperto? Arnold Tribus ci mette le mani, sul nervo: «Il crocifisso di Kippenberger era arte dura ma ancora comprensibile. Adesso sembra che ci si ponga d'impegno a non farsi capire. Beato il popolo che può avere un museo d'arte da frequentare in pace!», aggiunge il giornalista-critico-gallerista. Ma non c'è già? «No, il Museion è solipsistico, si guarda allo specchio. Ce ne vorrebbe uno per noi, poveri mortali amanti dell'arte tutta». Come il museo che non c'è... «Come quello di Piero Siena. Il primo direttore. Ma lui era un vecchio comunista. Amava l'arte spiegata al popolo». Eccolo il nodo. Una cultura che si faccia comprendere. Soprattutto quando ci sono di mezzo soldi pubblici. E' questo il problema per Sandro Repetto, ex assessore alla cultura del Comune, l'incursore dei "ponti d'artista", voce critica della municipalità che cerca spazio nel Museion: «Perché - dice - la realtà è che Bolzano non è coinvolta. La città non c'è dove si decide la politica artistica. E le poche volte che ha chiesto spazio, come per Montagna libri, è stata respinta con molte perdite. Letizia Ragaglia lavora per mantenere viva la sua idea di museo ma sfido un qualsiasi cittadino di Bolzano che incontro per strada a dirmi che mostra è in corso adesso. Non basta il cubo di Garutti». Non basta ma può essere una buona mediazione. Perché non si può avere la qualità a basso prezzo (intellettuale) dice Heinzpeter Hager . «Sgarbi è molto attento al mercato - sibila il collezionista molto vicino alle mostre di Museion - ma soprattutto ai mercanti. Lui ama un'arte abbastanza scontata. E dice cose altrettanto scontate. Lo so che se si facesse una mostra di Picasso i botteghini sarebbero pieni. O di qualsiasi altro Blockbuster dell'arte. Facciamo una mostra sulle moto come al Mart? Ma è proprio questo il punto: Museion ha scelto di posizionarsi all'avanguardia. E per farlo ci vuole rigore. Che ci è riconosciuto internazionalmente. Sgarbi mi pare sia esperto di arte antica. O al massimo moderna...». Ma si può stare nel mezzo? «E' quello che tentiamo di fare - aggiunge Letizia Ragaglia - cercando continue mediazioni. Aprendoci alle lezioni collettive. E non è vero che non amiamo il figurativo. Le nostre collezioni ne sono piene. E alla mostra di Lucien Freud a Vienna, non ho visto Sgarbi...». Ma la mediazione è difficile: «Se si insiste a stare all'avanguardia - ribatte Tribus - si resta soli. E non è forse vero che per capire un’opera esposta al Museion ci vuole un libro? Senza spiega la gente dice boh...». Anche i galleristi bolzanini sono critici. Lontani dai microfoni lamentano l'assenza di canali di collegamento: «Nessuno spiega - dice un giovane figlio d'arte - come si è arrivati alle opere di Museion. Il Novecento è un fantasma. Ma il Novecento siamo noi». Alla Goethe tacciono, per ora: «Meglio star fuori dalle polemiche. Siamo una piccola città, dobbiamo lavorare...». Ma resta il disagio. «Abbiamo scelto di ospitare artisti in vita - insiste Letizia Ragaglia - e siamo vicini agli artisti locali». «Ma non a Bolzano e ai suoi cittadini. E soprattutto al Comune - ribatte Sandro Repetto - che è nettamente sottorappresentato». E la politica? «Tace - polemizza Tribus - dopo aver fatto fuoco e fiamme con la rana. Perché? Semplice: perché non capisce. E' così criptico quello che fa oggi Museion che la politica non capisce nulla di quello che accade. Forse è un buon sistema per non avere rogne... Il problema è che anche la gente va alle inaugurazioni, brinda e poi se ne sta lontano. Museion fa mostre per chi frequenta le gallerie di New York. Ma anche per me è difficile andarci tutti i mesi...». La fortezza di vetro resta assediata.

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