Muser: basta steccati tra Italia e Austria e nelle nostre teste

Lunga lettera-appello del vescovo sul «muro» al Brennero «I timori non vanno usati come mezzo contro i profughi»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Dopo l’intervento di Papa Francesco, che ha chiesto di «rimuovere i muri», compreso quello del Brennero, ieri è arrivata anche una lettera-appello del vescovo Ivo Muser, che mette in secondo piano le preoccupazioni del mondo economico e turistico ma ribadisce con fermezza la necessità di accogliere chi scappa dalla guerre. E critica fortemente la decisione dell’Austria di prevedere una nuova barriera. Muser ha deciso di schierarsi, senza se e senza ma, dalla parte dei più deboli e invita i fedeli a fare lo stesso.

«Se le persone intravedessero una prospettiva futura nella loro patria, non rischierebbero di sicuro la loro vita per venire in Europa. Il flusso di profughi provenienti da Paesi dove una vita in pace e in libertà non è possibile, non è un’ondata migratoria di alcuni mesi, ma un movimento di massa che si protrarrà per anni».

La politica, sottolinea il vescovo, non dovrebbe usare in modo strumentale i timori legati all’arrivo di migliaia di profughi. «È comprensibile che vi siano timori, incertezze e fatiche nell’affrontare la questione dei profughi. Tuttavia questi timori non devono essere utilizzati come mezzo politico contro i profughi. Non esistono soluzioni semplici. Sono profondamente convinto che ci possa essere soltanto una soluzione comunitaria».

Muser sottolinea a chiare lettere che l’Austria, alzando muri al Brennero, va contro lo spirito comunitario e compie un pericoloso passo indietro. «L’emergenza profughi è una sfida europea. E l’Europa è in grado di affrontare questa sfida. Quando però singoli Paesi si tirano indietro, lasciando quindi che la responsabilità comune ricada su pochi, questi pochi faranno fatica. O affrontiamo questa sfida in modo comunitario, come una questione europea, oppure siamo destinati a fallire».

Muser invita a non costruire steccati anche nelle nostre teste. «In merito alle iniziative al Brennero, la mia prima preoccupazione non risiede nel fatto che l’economia e il turismo potrebbero avere risvolti negativi, ma va soprattutto a quelle donne, a quegli uomini e a quei bambini in fuga che hanno bisogno del nostro aiuto. Il loro grido di aiuto – la loro fuga – non è nient’altro che questo!». Il vescovo spende poi parole di ringraziamento a favore della Caritas e di Volontarius, in prima linea nell’affrontare l’emergenza. «Ringrazio le persone che si impegnano in questo campo e che affrontano questa sfida, in particolar modo la Caritas diocesana e l’associazione Volontarius che svolgono un servizio davvero prezioso. Ci sono anche numerosi volontari che nelle parrocchie si contraddistinguono per il loro impegno nei confronti di questi uomini, donne e bambini. L’aiuto ai profughi è un comandamento urgente, un comandamento della nostra fede».

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