Muser convoca il sinodo: «Riformiamo la diocesi»

Il vescovo chiama a raccolta i fedeli per immaginare la loro chiesa del futuro. Associazioni, gruppi e movimenti invitati alla discussione, due anni di lavori


di Riccardo Valletti


BOLZANO. La chiesa del futuro, quella immaginata dai fedeli e dalle associazioni cattoliche, quella desiderata dal clero più progressista e che tutti chiedono anche al nuovo Papa, di per sé simbolo di un germe di cambiamento. Questa visione è alla base dell’idea del prossimo sinodo diocesano, convocato ufficialmente ieri dal vescovo Ivo Muser. Il suo significato e il suo programma sono tutti nell’etimologia della parola stessa: camminare insieme. Camminare, muoversi verso qualcosa che è avanti ed oltre; e insieme, senza lasciare nessuno indietro. Insieme alla chiesa universale di Roma, che sta cercando la sua via al ventunesimo secolo, ma soprattutto insieme ai fedeli della diocesi, chiamati a raccolta a partecipare direttamente.

L’ultimo sinodo in Alto Adige c’era stato quarant’anni fa, subito dopo il Concilio Vaticano II, e serviva per trasmettere alla comunità i nuovi valori e tutte le riforme che da Roma erano piovute in così poco tempo: la messa in lingua e non in latino, il prete non più di spalle e mille altri dettagli della liturgia, che per secoli erano rimasti scolpiti nella consuetudine. «Ora è il momento di pensare la nostra diocesi al passo coi tempi - annuncia il vescovo Muser - fermarci a riflettere sul nuovo corso della nostra comunità, a cui i fedeli stessi aspirano». E saranno i fedeli stessi ad offrire gli spunti di riflessione per il lavoro sinodale.

Contrariamente a quanto avviene di consueto, previsto anche ampiamente nel diritto canonico, non sarà il vescovo stesso a stilare la lista delle questioni da discutere, ma attraverso il sito della diocesi, le email o con la posta tradizionale, saranno i fedeli stessi, le associazioni, i gruppi e i movimenti ad offrire i loro quesiti, proporre riflessioni o anche chiedere regole nuove o diverse.

«Camminare insieme nel modo più ampio - afferma Muser - sperando che tutti vogliano prendere parte a questo momento di partecipazione straordinario; i contributi di tutti verranno raccolti, poi sarà compito dei delegati sinodali fare lavoro di sintesi e dare delle risposte». L’organizzazione dell’istituto riformatore della diocesi, infatti, è tutt’altro che semplice.

Da oggi fino al 29 giugno sarà possibile contribuire alla riflessione con i propri argomenti, poi la commissione organizzatrice, nominata dal vescovo, raccoglierà tutto questo materiale organizzandolo in maniera sistematica per presentarlo in forma definitiva all’assemblea. I lavori sinodali inizieranno con il primo incontro del 30 novembre prossimo, e andranno avanti per due anni fino all’8 dicembre del 2015.

Dalla curia sono già state inviate le richieste di nomina dei rappresentanti di enti religiosi e laici che assumeranno il ruolo di sinodali, in tuto circa 250, che nel corso del biennio si riuniranno col vescovo in ritiri di alcuni giorni per discutere, commentare, e deliberare sui temi proposti. Alla fine del percorso di meditazione ci sarà un documento finale, siglato da Muser, con i decreti vescovili che producano quelle riforme nella via reale.

«Chiaramente nei limiti delle competenze di un vescovo - afferma Muser - le istanze dei fedeli che prevedano l’intervento di autorità superiori alla mia saranno segnalate, dopo attenta riflessione, a Roma». Sul tavolo le questioni da valutare si stimano numerose e di peso notevole: a partire dal rapporto della Chiesa con le nuove tecnologie e i social network, che tanto condizionano la vita soprattutto nei giovani, al rapporto tra le istituzioni religiose e i divorziati, col divieto, ancora in vigore, di somministrare loro i sacramenti. «Non è nelle prerogative i un vescovo decidere per il contrario - spiegano dalla commissione organizzativa - ma è possibile trovare un punto di incontro anche su questo tema, creando occasioni di coinvolgimento e attività che riavvicinino anche loro alla comunità». L’aspettativa del vescovo, «è che questo sinodo sia una fondamentale espressione di speranza, per i giovani e per le famiglie».

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