Muser: nel nuovo Statuto anche le radici cristiane

Il vescovo scrive alla Convenzione: «La fede cristiana ha segnato la nostra terra» «L’Alto Adige ha bisogno di valori e princìpi che vadano oltre il voto democratico»


di Davide Pasquali


BOLZANO. All’inizio degli anni Duemila - nonostante gli sforzi di Italia, Polonia e Irlanda - dopo aspri dibattiti a livello continentale non si riuscì ad inserire il concetto di radici cristiane nel preambolo al testo della costituzione europea. Adesso la storia rischia di ripetersi a livello locale. Si vorrebbero inserire le radici cristiane nel preambolo al nuovo statuto di autonomia, ma c’è chi non ci sta. E nel bel mezzo del dibattito, ora scende in campo il vescovo Ivo Muser: «Le radici cristiane vengano inserite nello statuto di autonomia».

Da alcuni mesi si sta lavorando per arrivare ad una rielaborazione dello Statuto e a tal proposito la Convenzione sull’autonomia ha raccolto le varie proposte. A fine giugno la Convenzione dei 33 produrrà il documento finale e lo trasmetterà poi al Consiglio provinciale per un’ulteriore elaborazione.

Una controversa discussione si è accesa in questi giorni sull’opportunità di fare riferimento, nel preambolo di questo documento, ai valori cristiani. Ora, con una lettera firmata manu propria e controfirmata dal vicario generale della Curia, Eugen Runggaldier, prende ufficialmente posizione il vescovo della diocesi di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser.

«Chiediamo con urgenza ai membri della Convenzione dei 33 - scrive il vescovo - di inserire nel documento il riferimento ai valori cristiani». Questo, spiega, «non è importante solo per il fatto che la fede cristiana ha segnato profondamente – e continua a farlo – la storia, la cultura e l’identità della nostra terra». Con questo riferimento, infatti, «si sottolinea anche l’importanza della religione per la convivenza pacifica delle persone».

Una società che riduce la dimensione religiosa esclusivamente alla dimensione privata, prosegue il vescovo Muser, «è inevitabilmente una società senza Dio e quindi una società i cui valori e princìpi non hanno più alcun fondamento unificante e vincolante, perdendo così la loro universalità. In questa nostra terra, la gente ha bisogno anche in futuro di princìpi che non siano solo il risultato di un consenso o di un voto e che possono essere modificati in qualsiasi momento».

«Il riconoscimento delle radici cristiane della nostra terra - sostiene Muser - è il riconoscimento di valori, dei quali Dio stesso è garante, e che per questo sono valori duraturi».

Il citare le radici cristiane nel preambolo del documento chiarisce inoltre, «non è da intendersi come un’affermazione contro il diritto alla libertà di religione, contro lo Stato moderno e pluralistico, contro quanti professano religioni diverse o contro quelle persone che si dichiarano atee». Si tratta piuttosto di «un riconoscimento dei valori biblici fondamentali, quali l’amore, la libertà, la dignità umana, la tolleranza, la solidarietà e la giustizia, valori senza i quali nessuna società democratica può vivere».

E proprio la democrazia, sostiene la Curia, «vive di valori, che essa non può fondare o mantenere esclusivamente con le proprie forze e i propri strumenti. L’inviolabile dignità di ogni essere umano non può, ad esempio, divenire oggetto di una votazione democratica».

Per queste ragioni, conclude Muser, «il riconoscimento delle radici cristiane va inserito nel preambolo del documento finale della “Convenzione dei 33”».

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