Muser: «Voglio ascoltare tutti»

I primi passi del vescovo: colloqui con i fedeli e la società


Davide Pasquali


BOLZANO. Il giorno dopo l'annuncio della sua nomina episcopale, don Ivo Muser pensa ai primi passi da compiere in qualità di vescovo, a partire da fine settembre. «Non ho elaborato alcun programma», spiega. «Prima voglio incontrare i fedeli, tante persone, più sono e meglio è. Il mio più grande desiderio è comprendere quali siano le aspettative. Cosa vogliono da me».

Ivo Muser, il giorno dopo l'annuncio ufficiale della nomina a vescovo della diocesi di Bolzano e Bressanone, si comporta come un qualsiasi parroco. Si dovrebbe riposare dalle emozioni del giorno precedente, e invece risponde al telefono come niente fosse, al secondo squillo, non sia mai che qualcuno abbia bisogno di una mano d'aiuto.

«Volete proprio sapere cosa farò adesso? Me ne andrò in vacanza per una settimana, in montagna, magari con qualche amico». Risponde con sincerità, senza nascondere il desiderio di ferie. Perché se la diocesi ha saputo il 27 luglio, lui era al corrente dal 14. «Ho dovuto interrompere le vacanze estive, mi sono fatto solo una settimana». Al telefono non si vede, ma di sicuro lo dice sorridendo.

«Rimarrò comunque in Alto Adige». Dopodiché, prosegue, «vorrei stare un po' in tranquillità, se possibile vorrei raccogliermi con me stesso, per prepararmi bene al compito che mi aspetta». L'ordinazione episcopale avverrà con ogni probabilità l'ultima domenica di settembre, il giorno 25. A quel punto, quali saranno i primi passi concreti del vescovo Ivo Muser? «Non ho un programma preciso», ammette.

«Trovo di estrema importanza l'incontro coi fedeli. Voglio parlare con le persone, ascoltarle. Mi devono dire loro cosa si aspettano da me. Poi naturalmente ci saranno gli incontri istituzionali, con le autorità e via discorrendo». Vuole capire meglio, dice, la situazione attuale. «Voglio conoscere la realtà altoatesina, che è molto complessa, quindi dovrò incontrare le varie espressioni della nostra società».

Uno dei punti prioritari sarà lavorare per la convivenza, nel solco del predecessore Golser. «Non deve essere una sfida, qualcosa da sopportare; dobbiamo viverla come qualcosa da valorizzare. Dobbiamo privilegiare questo vocazione, pecularia della nostra terra». La convivenza non come una sfida ma come una ricchezza, come qualcosa che fa parte del dna altoatesino. Il neo vescovo non ascolterà solo italiani, ladini e tedeschi, ma anche i nuovi cittadini.

«Dobbiamo avviare dei contatti, sempre rispettosi delle differenze; dobbiamo saperli ascoltare. Prima di ogni differenza, c'è una cosa che ci accomuna: siamo tutti uomini. Da lì si parte per dialogare». Insomma, il novello vescovo non nasconde di voler incontrare anche i rappresentanti degli immigrati stranieri. Per le disposizioni concrete, conclude Muser, «al termine dei colloqui avrò tutto il tempo necessario». La sua missione, comunque, sarà «portare la bellezza della fede nella vita concreta delle persone».

Per finire, due curiosità: Muser, 49 anni, è il più giovane vescovo italiano, «ma la gioventù è una malattia che finisce in fretta». Suo padre era friulano, «di una zona dove ancora si parla l'antico tedesco». La madre, sudtirolere di Gais. «Il nonno, trentino di Mezzolombardo». Insomma, un vescovo davvero plurilingue.

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