«Musulmane favorite dall’Asl»

L’accusa è di Pius Leitner: «Nella scelta del medico sono privilegiate». Gatscher: «Sono casi isolati»


di Massimiliano Bona


BRESSANONE. A porre la questione, con un’interrogazione al consiglio provinciale, è il capogruppo dei Freiheitlichen Pius Leitner, che ritiene immotivati i privilegi garantiti dal Comprensorio sanitario di Bressanone alle donne musulmane nella scelta del medico di base. «Alle signore di fede islamica - sottolinea Leitner - viene data la possibilità di optare, in deroga alle norme vigenti, per una dottoressa anche se quest’ultima ha già superato il tetto dei 2000 pazienti. E a nostro avviso si tratta di una discriminazione sia nei confronti dei pazienti di fede diversa che nei confronti dei medici di sesso maschile che non possono superare il limite di “assistiti” imposto dalla legge. Per i Freiheitlichen si tratta di una questione che non ha davvero nulla a che fare con i problemi legati all’integrazione degli stranieri nella nostra provincia. È un privilegio che non ha ragione di esistere». Nell’interrogazione indirizzata al presidente del Consiglio provinciale Mauro Minniti l’esponente della destra tedesca fa riferimento a quanto deciso dal Comitato interno del Comprensorio sanitario di Bressanone. «Mi chiedo se questi criteri, previsti all’articolo 9 del contratto provinciale che regolamenta la scelta del medico di famiglia, siano stati adottati da altri Distretti altoatesini, se non sia stato leso il principio di pari opportunità e se queste decisioni facciano bene o ostacolino il processo di integrazione».

Il Comprensorio sanitario. «La scelta di garantire, all’occorrenza, un medico donna alle pazienti di fede musulmana - spiega il direttore del Comprensorio sanitario di Bressanone Siegfried Gatscher - è una questione soprattutto di buon senso. Le donne islamiche, per motivi religiosi, non possono farsi curare da un uomo e l’alternativa, pertanto, sarebbe quella di non assicurare loro l’assistenza di base. Dalle verifiche che ho fatto si tratta, comunque, di casi isolati. Almeno nell’ultimo biennio».

Una conferma in tal senso viene anche da Evelin Reinstaller, dirigente amministrativa del Comprensorio sanitario brissinese. «Se non c’è un medico donna nel Distretto di riferimento della paziente di fede islamica c’è la possibilità di farne richiesta, motivandola. E il Comitato interno, accertata l’esistenza di tutti i presupposti necessari, concede l’autorizzazione. Mi pare che l’alternativa, ovvero lasciare la donna senza cure, sia decisamente peggiore. Mi preme sottolineare che il Comitato fa anche altre eccezioni nella scelta del medico di base: per l’assistenza a pazienti terminali, per persone affette da particolari patologie o per anziani malati che non hanno il medico vicino a casa».

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