Salute

Nebbia mentale e stanchezza anche dopo il Covid leggero 

Sindrome Long-Covid, l’indagine della Neuroriabilitazione di Vipiteno stima che il 20% dei pazienti guariti, anche a distanza di settimane dalla dimissione, continui a lamentare disturbi causati da una disfunzione cerebrale del lobo frontale


Valeria Frangipane


BOLZANO. Il Covid - anche quello leggero - lascia a lungo strascichi sulla salute di chi l’ha avuto che continua a presentare alcuni dei sintomi iniziali anche a guarigione avvenuta. L’Alto Adige affronta la questione - parecchio complessa - su un doppio fronte facendo ricerca avanzata e con un ambulatorio dedicato che punta a crescere ancora.

Il team del reparto di Neuroriabilitazione dell’ospedale di Vipiteno - di cui fanno parte Viviana Versace (neurologa) e Paola Ortelli (neuropsicologa) - con la supervisione scientifica del professor Leopold Saltuari e del primario Luca Sebastianelli - ha presentato ai vertici di Azienda ed assessorato i risultati di due importanti studi ed è tuttora impegnato in altri due.

L’indagine stima che il 20% dei pazienti guariti, anche a distanza di settimane dalla dimissione, continui a lamentare disturbi. A preoccupare di più è l'assoluta mancanza di forze: sembra un'epidemia di sindrome da stanchezza cronica e nessuno sa dire al momento quanto sia destinata a persistere.

«Ci sono anche pazienti - spiegano i medici - costretti per questo a lasciare il lavoro».

Persone colpite da affaticamento persistente a livello fisico e mentale, che potrebbe essere causato da una disfunzione cerebrale del lobo frontale - rilevata dal team di Neuroriabilitazione - attraverso stimolazione magnetica transcranica combinata con elettroencefalogramma (TMS-EEG)- probabilmente responsabile sia della compromissione delle funzioni cognitive, sia della fatica di tipo motorio. Parliamo in concreto di fatica fisica ma anche di difficoltà di concentrazione, difficoltà cognitive (“brain fog” o nebbia mentale), perdita dell’olfatto, dolori muscolari, dolori al petto, mal di testa e disturbi del sonno.

Il terzo studio per Long-Covid - dal quale risulta una disfunzione persistente di alcuni circuiti neurali frontali del cervello - ha coinvolto 70 persone con sintomi sorti dopo un’infezione lieve. Il 74% dei partecipanti di sesso femminile (il Long-Covid colpisce più spesso le donne) aveva un’età media di 49 anni. A Vipiteno è in corso anche una quarta ricerca in collaborazione con il professor Giacomo Koch dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), Fondazione Santa Lucia, di Roma. A breve inizierà - ancora a Vipiteno - uno studio clinico per testare la possibile efficacia di un farmaco sui sintomi che perdurano dopo la guarigione.

L’Asl che ha già avviato diverse misure per monitorare questi pazienti ricorda che la prima persona di riferimento è sempre il medico di famiglia che valuta i sintomi che perdurano a lungo. In questa sede viene fatta anche una valutazione psico-neurologica e se necessario il paziente viene preso in carico dal team di psicologi.

All’ospedale di Bolzano è stato attivato - presso il reparto di Malattie infettive diretto dalla primaria Elke Maria Erne - un ambulatorio specialistico interdisciplinare dedicato che vede al lavoro oltre agli infettivologi, internisti, pneumologi, anestesisti e psicologi. Ambulatorio troppo spesso sovraccarico. Il direttore Asl, Florian Zerzer, conclude spiegando che l’ambulatorio sarà ampliato connesso a livello provinciale: «Nell'immediato futuro, si creerà una rete interdisciplinare a livello provinciale, che accoglierà e curerà le pazienti e i pazienti Long-Covid».













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