Negozi aperti la domenica I sindacati danno battaglia 

Commercio. Cgil, Cisl e Uil si oppongono alla modifica della legge provinciale sulle chiusure «I lavoratori sono esausti, alcuni già iniziano a parlare di sciopero. Le donne le prime vittime»


Sara Martinello


Bolzano. La notizia del ritorno alla regolamentazione del commercio pre-Covid, con la modifica alla legge provinciale che domani sarà varata dalla giunta, delude chi aveva creduto che il coronavirus avrebbe portato a una rimodulazione dei tempi di lavoro e di vita. Lo stress dei dipendenti dei supermercati, la cassa integrazione, le donne ancora una volta le prime vittime. I sindacati si preparano a una battaglia unitaria.

«E uno sciopero?».

Per Antonella Costanzo (Filcams Cgil) «la sensazione è che si stia agendo con superficialità: riparte il turismo, riparte il commercio. A rendere eticamente insostenibile la riattivazione delle aperture domenicali è che la richiesta sia arrivata dalla Gdo, non dai piccoli commercianti che non avranno ossigeno per restare aperti sette giorni su sette e reggere il sistema concorrenziale. Saranno fagocitati dai pesci grossi. È questo il sistema che vuole Kompatscher? Metta in campo provvedimenti reali a sostegno delle famiglie, i congedi parentali allungati. Le chat sono bollenti, mentre alcune aziende programmavano già il lavoro domenicale per essere pronte all’ordinanza qualche lavoratore ha iniziato a parlare di sciopero». Perché le aperture domenicali non significano un aumento dei contratti: di assunzioni ora non se ne possono fare. E il momento in cui il divieto di licenziamento decadrà si avvicina. «Si parla del 18 agosto – così Maurizio Surian (Filcams Cgil) –. Contiamo su una proroga, ma sarà da vedere. Procrastinare la chiusura domenicale sarebbe stato soprattutto un segnale di cautela. Ancora nessuno ha detto che la pandemia è finita».

Una normalità stantia.

La stessa pandemia che tanti sacrifici ha richiesto proprio agli addetti della grande distribuzione alimentare, costretti a lavorare a contatto con potenziali infetti. Per la Cisl interviene Ulrike Egger: «La chiusura era vitale. Almeno per dare respiro ai dipendenti, già provati da una forte riduzione del personale dovuta ai congedi per malattia o perché le strutture per l’infanzia erano chiuse. Questi mesi potevano essere davvero l’occasione per un cambiamento».

Le prime vittime.

Dalla UilTucs, Angelika Carfora fa notare che prima dell’emergenza Covid dalla politica un segnale c’era stato, con la risposta (di Svp e Verdi, per esempio) alla richiesta di una presa di posizione rispetto al lavoro domenicale. Apertura al confronto anche dalle piccole aziende locali, «ma non da quelle di maggiori dimensioni, a cui manca una visione territoriale». Col lockdown non tutti hanno dimostrato sensibilità: «So di clienti che si presentavano anche cinque volte al giorno ingenerando nei lavoratori una gran frustrazione. Hanno fatto gli straordinari per coprire i turni di chi era a casa, molti stanno aspettando la cassa integrazione. Per il 70 per cento sono donne, spesso in part-time. E con la clausola di flessibilità che la maggior parte dei negozi fa firmare alle proprie assunte, per chi è in part-time il lavoro domenicale diventa un obbligo, spesso anche senza rotazione. Per che cosa, il lavoro nei festivi? Pochi euro in più in busta paga». E poi c’è il fattore concorrenza. «Aspiag ci ha detto che sarebbe disposta a chiudere, ma se qualcun altro resta aperto la clientela si sposta».

«Fateci vedere i fatturati».

Per questa settimana, Mauro Baldessari (UilTucs) annuncia che il sindacato chiederà alla Provincia e all’assessore Philipp Achammer di avviare una discussione per individuare i margini di manovra rispetto alla normativa nazionale. «Auspichiamo che palazzo Widmann si renda disponibile al confronto. Alle aziende chiediamo ancora una volta di farceli vedere, i fatturati reali. Quelli prima e quelli dopo lo scoppio della pandemia. Perché sì, fino a febbraio la domenica era il secondo giorno di fatturato dopo il sabato, ma durante l’emergenza questo fatturato si è distribuito sul resto della settimana».

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