Nei distretti mancano specialisti

I medici di base: servono oculisti, ginecologi e nuovi macchinari


Valeria Frangipane


BOLZANO. I distretti socio-sanitari messi in piedi negli anni Ottanta non sono mai entrati a regime differentemente da quel che accade in Trentino. Per i medici di medicina generale (Fimmg) restano "stupende scatole vuote". «Vanno riempiti di specialisti, infermieri e di apparecchiature e strumentazioni adatte. Solo così sarà possibile sgravare gli ospedali e dare una mano ai medici di base nel loro lavoro». Luigi Rubino della Federazione italiana medici di medicina generale, torna a ribadire che il punto cardine sul quale si è arenata la Riforma clinica è la tanto agognata Riforma del territorio l'unica che potrebbe permettere una vera riorganizzazione degli ospedali e della medicina di base. «A tutt'oggi però siamo in alto mare. Basti pensare che nei distretti dell'Alto Adige (venti in tutto), mancano specialisti». Ricordiamo a proposito che nel solo Comprensorio di Bolzano lavorano una quarantina di medici). «Abbiamo pochi oculisti, pochi ginecologi, pochi otorinolaringoiatri, fisiatri ecc. I distretti ci sono e vanno potenziati ma bisogna investirci denaro».

IL DOCUMENTO FIMMG. Il sindacato ha elaborato un documento che verrà presentato per la sua approvazione all'assemblea generale provinciale fissata per il 3 maggio. «La politica deve scommettere realmente con opportuni, indispensabili ed auspicabili investimenti, sulla medicina di famiglia. Fondamentale il recepimento dell'accordo nazionale adattato alla realtà locale con un adeguato accordo integrativo».

FORTI CRITICHE. Rubino non lesina forti critiche al sistema. Ecco la lista completa: «Difficile inserimento lavorativo dei giovani medici. Mancata programmazione di tutta la medicina territoriale. Visione ospedalo-centrica. Scarso coinvolgimento dei sindacati. Spesa sanitaria sbilanciata con una pletora di amministrativi ed un numero esagerato di ospedali. Controlli esasperanti: «La spesa di farmaci in provincia di Bolzano è l'esatta metà della Calabria eppure la pressione fiscale in materia di controlli è eccessiva».

COME USCIRNE. «Bisogna dire quanto si vuole investire occorre puntare sull'integrazione degli ospedali, nella gestione delle patologie croniche, con sempre più studi associati, organizzati con disponibilità di infermiere, personale di segreteria ed assistenti socio-sanitari».

LE PROPOSTE. Per la Fimmg l'accesso al pronto soccorso deve essere contingentato anche con l'uso di tickets dissuasivi nel caso di accesso inappropriato. Il ricorso al ricovero ospedaliero deve avvenire solo in casi selezionati e per il minor tempo possibile inoltre i medici di medicina generale devono poter ricoverare i pazienti in strutture per acuti e postacuti. La gestione domiciliare ed ambulatoriale delle patologie croniche potrebbe essere favorita da incentivi mentre occorre puntare all'appropriatezza ed all'uso intelligente delle risorse predisponendo delle linee guida

ASS. DOMICILIARE. La Fimmg si rende disponibile a garantire l'assistenza domiciliare per i pazienti con problematiche cliniche non trasportabili e ad assicurare la presa in carico per i pazienti dimessi dall'ospedale con modalità "dimissione protetta". Vanno pertanto incentivate le adi (assistenza domiciliare integrata) e le adp (assistenza domiciliare protetta).

INFORMATIZZAZIONE.
La Fimmg ritiene che occorrano investimenti strutturali e la formazione dedicata allo sviluppo dell'informatizzazione per la quale servono incentivi ed investimenti.

GLI STUDI MEDICI. Gli studi medici associati con la disponibilità di personale di segreteria, infermiere, collaboratori sociosanitari e la medicina in rete sono la chiave di volta per riuscire a gestire sul territorio quella che già è emergenza: la gestione delle cronicità.

L'APPROPRIATEZZA. Il documento della Fimmg si chiude con una stilettata ai vertici della sanità: «Non si può assistere senza reagire alla corretta pretesa del rispetto dell'appropriatezza da parte dei medici di base e poi vedere con sconcerto che ciò non viene richiesto in varie situazioni come il check-up presso l'ospedale di Vipiteno e il reparto di Medicina complementare a Merano. È come se la nostra sanità adottasse due pesi e due misure».

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